L’analitica di Raiplay e di Rainews.it deve essere pubblicata sul sito web: come funziona il monitoraggio del servizio pubblico

Nell'articolo 20 del nuovo contratto di servizio, nell'ambito del monitoraggio, si richiede di pubblicare dei dati specifici sul sito del servizio pubblico

08/11/2023 di Gianmichele Laino

Dati, numeri e contratti di servizio. Ci sono delle circostanze, nel nuovo documento che descrive la digital media company della Rai, che presuppongono – per il prossimo quinquennio 2023-2028 – una maggiore incisività e una maggiore trasparenza rispetto ai dati che la Rai dovrà fornire anche per le sue piattaforme digitali. Non soltanto, per intenderci, lo streaming di Raiplay, ma anche gli utenti e le sessioni relative alla nuova piattaforma Rainews.it, il nuovo polo aggregato dell’informazione del servizio pubblico sul digitale (che ha un nuovo corso, ormai, dal 2022 in poi). In base a quanto definito nell’articolo 20 della bozza del nuovo contratto di servizio, alla voce monitoraggio e vigilanza, la Rai prevede questo: «Rai, nei propri piani industriali, è tenuta a definire strumenti finalizzati a monitorare il raggiungimento, da un punto di vista quantitativo e qualitativo, degli impegni assunti […]; è tenuta a predisporre una dettagliata informativa – con riferimento a RaiPlay e Rainews.it – circa l’offerta dei contenuti pubblicati e del traffico medio mensile generato dall’utenza, con riferimento particolare agli utenti unici, ai tempi medi di fruizione, alle tecnologie impiegate per accedere e alla provenienza degli utenti». Oltre a questi dati di monitoraggio quantitativo, la Rai sostiene di essere tenuta a fornire anche un monitoraggio qualitativo della propria offerta di servizio pubblico.

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Analitica Rai pubblica, cosa è previsto dal nuovo contratto di servizio

Quest’ultimo aspetto, in realtà, non è un qualcosa di derivante esclusivamente dal documento che si sta discutendo in questi giorni in Commissione di Vigilanza. Sin dalla Legge 28 dicembre n. 220 del 2015, infatti, viene affidato al consiglio d’amministrazione del servizio pubblico il compito di approvare il Piano per la Trasparenza e la Comunicazione Aziendale. Questo piano prevede «la pubblicazione e l’aggiornamento nel sito internet della Società, nell’apposita sezione “Corporate – Trasparenza”, dei dati, dei documenti e delle informazioni previste dalla normativa vigente». Questa azione è stata incorporata nel vecchio contratto di servizio.

Ma come ha fatto, fino a questo momento, la Rai a rispettare queste condizioni di trasparenza rispetto ai propri dati delle piattaforme digitali? E cosa cambierà – se qualcosa cambierà – con il prossimo contratto di servizio? Parliamo un attimo della qualità. Fino a questo momento, il servizio pubblico ha usato uno strumento – denominato Qualitel Digital – realizzato in collaborazione con MG Research, Noto Sondaggi, EMG Different, GPF Inspiring Research. Qualitel Digital ha sviluppato un panel di rappresentanza della popolazione italiana, attraverso il quale sono state condotte 9800 interviste a circa 4500 individui nell’anno 2022 (si tratta dei dati più recenti a nostra disposizione). In più sono stati individuati gli esposti attraverso «agent tracker su device fissi e mobili dei siti/app utilizzate». In base a questi indicatori, il giudizio medio espresso sulla Rai è di 8.0 (su una scala che arriva a 10), con il 67% dei voti tra l’8 e il 10. Attraverso questo stesso sistema, poi, la Rai è riuscita a misurare anche il gradimento dell’utenza rispetto ai canali social (Facebook, Twitter e Instagram).

Resta un dubbio. Se è la stessa Rai ad aver realizzato questo strumento di rilevazione qualitativa, può essere attendibile il dato che emerge da questo stesso strumento? Inoltre, se la portata degli intervistati è quella di 4500 unità (si applica una logica campione simile al sistema di rilevamento dell’Auditel), può essere definita realmente rappresentativa? Il criterio usato per Auditel può essere valido anche per delle piattaforme digitali? Insomma, non sembra uno strumento adatto per portare avanti una valutazione obiettiva.

Passiamo, poi, ai dati analitici del traffico su Raiplay e su Rainews.it. Attualmente, questi dati sono disponibili periodicamente grazie a comunicazioni istituzionali da parte dell’Ufficio stampa della Rai, soprattutto in coincidenza con grandi eventi. Altri dati, in un report più completo, vengono diffusi dall’Agcom, in un documento che – però – prende in considerazione anche il traffico su altre piattaforme. La diffusione attraverso dati interni o attraverso l’Agcom può bastare a rispettare i termini previsti dal nuovo contratto di servizio con orizzonte 2028?

In realtà, nel documento si parla di una precisa prescrizione nei confronti della Rai. È necessaria infatti «una dettagliata informativa – con riferimento a RaiPlay e Rainews.it – circa l’offerta dei contenuti pubblicati e del traffico medio mensile generato dall’utenza, con riferimento particolare agli utenti unici, ai tempi medi di fruizione, alle tecnologie impiegate per accedere e alla provenienza degli utenti». Sono dati di analitica pura, che fino a questo momento non sembrano essere stati pubblicati con continuità sui canali ufficiali della Rai. Anche per questo scopo basterà uno strumento di misurazione interno o, come sarebbe auspicabile, la Rai si preparerà a ricevere un audit esterno, periodico, affidabile, numericamente valutabile?

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