Da Deejay TV al Nove: i piccoli passi prima del boom

Cronistoria di un canale televisivo partito in sordina e diventato l'incubo delle reti generaliste

16/04/2024 di Gianmichele Laino

La storia del canale Nove affonda le sue radici in quella galassia di canali televisivi nati a supporto delle trasmissioni radiofoniche. Nella fattispecie, prima di assumere l’attuale forma, Nove era la rete televisiva di Radio Deejay, asset del gruppo Gedi (lo stesso gruppo editoriale di Repubblica e La Stampa). Il 2015 è stato l’anno del passaggio a Discovery, con una programmazione che – per 12 mesi – era ancora stata griffata dal brand della radio fondata da Claudio Cecchetto. Poi, la strada dell’emancipazione, con una maggiore presenza – anche in palinsesto – di collaborazioni derivanti dalle altre reti televisive del gruppo Discovery, sia per quanto riguarda l’intrattenimento, sia per quanto riguarda lo sport.

LEGGI ANCHE > Cosa manca al Nove per diventare un vero e proprio canale generalista

La storia del canale Nove, dai grandi eventi sportivi fino a Che Tempo Che Fa

Proprio nello sport, Nove aveva fatto registrare i suoi picchi di audience. In modo particolare, l’incontro di boxe tra Floyd Mayweather Jr. e Manny Pacquiao o la celebre finale dell’US Open femminile (tutta italiana) tra Francesca Schiavone e Flavia Pennetta. In pratica, laddove si ravvisavano delle potenzialità di audience per quell’evento sportivo (magari per il coinvolgimento di atleti italiani o per il significato dell’evento a livello globale), Nove veniva utilizzato come canale per trasmettere in chiaro degli eventi che, in esclusiva, erano invece diffusi attraverso Eurosport, parte integrante del gruppo Discovery.

Poi è stato il turno delle trasmissioni che, in qualche modo, hanno fatto emergere la cifra stilistica della rete: grazie a un accordo con Sky, su Nove veniva trasmesso Cucine da incubo, ad esempio. Ma anche gli show fatti in casa come Undressed o Top Chef Italia entrarono a far parte dell’immaginario collettivo della rete agli occhi dell’opinione pubblica. Dal 2016 in poi, Nove iniziò la sua “campagna acquisti”, mettendo sotto contratto dei volti noti per altre esperienze televisive. Si pensi ad Antonino Cannavacciuolo, ad esempio, Roberto Saviano, ma anche a Maurizio Crozza che, per anni, è stato il vero “top player” della rete.

Il trend degli ascolti, dunque, inizia a crescere: Nove è passato dallo 0,80% di share del 2015 al 2% del 2023, anno trainato – in verità – da una trasmissione di punta come Che Tempo Che Fa, condotta da Fabio Fazio. Attualmente, la rete si configura come un misto di intrattenimento true crime, game show, intrattenimento che si ferma a un passo dalla soglia del trash (Cambio moglie o Il contadino cerca moglie), intrattenimento nel senso più nobile del termine (da Crozza a Fazio) e una bozza di informazione (Accordi & Disaccordi come programma di approfondimento e con un mini TG che, attualmente, viene realizzato in concomitanza con CNN).

Share this article
TAGS