Dal complottismo virtuale alle braccia tese ai comizi di Trump

L'ex presidente degli Stati Uniti sembra aver sdoganato definitivamente la simbologia che circola sui social network e che allude a teorie assurde sulla democrazia americana

19/09/2022 di Giacomo Aschacher

Sabato 16 settembre a Youngstown nello stato dell’Ohio, l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha partecipato a una manifestazione organizzata con lo scopo di rafforzare la posizione del candidato repubblicano al Senato, JD Vance.

In un determinato momento delle quasi due ore di comizio di Trump, dall’impianto audio del centro congressi ha cominciato a essere trasmessa una musica di sottofondo con lo scopo enfatizzare i passaggi più drammatici del discorso in cui si evidenziava il declino del paese nel corso degli anni. Musica già utilizzata in passato e che ad agosto alcune testate giornalistiche ricondussero a un brano pubblicato su Youtube da un certo “Richard Feelgood” dal titolo Wwg1wga, acronimo di “Where We Go One We Go All” (dove andiamo uno andiamo tutti) utilizzato dagli adepti del movimento complottistico QAnon. L’ufficio stampa di Trump condivise il nome dell’autore e il titolo (“Mirrors” di Will Van De Crommert) smentendo così l’utilizzo del brano del compositore attivista. Già da un superficiale ascolto i due brani appaiono però sostanzialmente identici dimostrando implicitamente la volontà del team di comunicazione dell’ex-presidente di sottolineare nuovamente la sua partecipazione alle battaglie del gruppo politico di estrema destra.

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Tutta la simbologia complottista (nata sui social) che viene utilizzata da Trump

Dopo poche battute, alcuni tra i presenti in piedi di fronte al podio hanno cominciato ad alzare la mano, allungando il braccio destro verso l’alto e tenendolo disteso per l’intera durata del discorso.

Rapidamente l’intera platea ha replicato il gesto come documentato su Twitter dal profilo del giornalista Aaron Rupar che ha ripubblicato due spezzoni del comizio trasmesso dal sito di news Newsmax che ospita da oltre vent’anni opinionisti e notizie esplicitamente di destra, anche quella più estrema.

Il gesto non sembra essere stato utilizzato in passato durante i discorsi dell’ex-presidente ma con molta probabilità anche questo potrebbe essere riconducibile al movimento QAnon. Durante la settimana, Donald Trump aveva ricondiviso sul suo social network “Truth” un suo fotomontaggio con la scritta “the storm is coming” (che richiama il motto della serie Game of Thrones) e una spilla appuntata sul bavero destro della giacca con la lettera Q in bella evidenza contrapposto alla bandiera degli USA sul bavero sinistro.

Le braccia tese con il dito puntato potrebbero quindi non trattarsi di una manifestazione spontanea bensì premeditata e voluta per rappresentare inequivocabilmente l’appartenenza a QAnon del pubblico.

Un movimento che nasce a partire dall’attività di un utente anonimo, “Q” appunto, sulla community “4chan” e che si è rapidamente diffusa prima negli USA e poi nel resto del mondo grazie alle più disparate teorie complottistiche e disinformazione condivisa attraverso i social. Dagli arresti di Barack Obama, Hillary Clinton e George Soros in quanto artefici di un piano per un colpo di stato al fantomatico giuramento di Trump del 4 marzo 2021 che gli avrebbe permesso di ritornare a essere Presidente degli USA annullando così il risultato delle elezioni vinte dal democratico Joe Biden.

Dagli sproloqui all’interno di una comunità virtuale il movimento continua a mostrarsi sempre più apertamente e sfacciatamente nel “mondo reale”. Dopo l’assalto al Campidoglio di gennaio 2021, etichettabile come un maldestro ma pericoloso tentativo di rovesciare un governo democraticamente eletto, altri inquietanti segnali sembrano mostrare la tendenza a ricondurre il movimento politico attorno a Trump come a una setta che utilizza simboli e gesti che ricordano sempre più da vicino le strategie propagandistiche utilizzate da Hitler e Mussolini agli inizi del ‘900.

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