È arrivato finalmente il momento di parlare di una legge sullo sharenting

Due pdl sono state presentate negli ultimi giorni. E una si occupa anche del fenomeno dei baby influencer

13/04/2024 di Redazione Giornalettismo

Se ne parla oggi dopo la decisione presa da Fedez e Chiara Ferragni di non mostrare più i volti dei loro figli nei post e nelle Instagram Stories. Ma per anni – e ancora oggi è così – moltissimi genitori (e non solo i cosiddetti “influencer”) hanno condiviso indiscriminatamente le foto e i video dei loro figli minorenni. In alcuni casi, oltre al cosiddetto sharenting – questo il nome del fenomeno -, in Italia (e non solo) è stata data vita anche ai baby influencer. Ora, seguendo il modello francese, anche l’Italia sembra esser pronta a discutere una legge per mettere dei paletti e tutelare i minori dall’esposizione mediatica sui social.

Sharenting in Italia, le due proposte di legge

Nei giorni scorsi, infatti, dall’opposizione sono arrivate due proposte di legge. Da una parte c’è quella firmata da Alleanza Verdi – Sinistra; dall’altra quella presentata (e già depositata alla Camera dei deputati) dalla deputata del MoVimento 5 Stelle Gilda Sportiello. Giornalettismo l’ha intervista per comprendere al meglio il contenuto e l’obiettivo della sua pdl e, soprattutto, per capire ancor di più quanto sia necessaria la presenza di una normativa ad hoc per tutelare i bambini che, troppo spesso, finisco per essere utilizzati da parenti e genitori sulle piattaforme social. Anche per monetizzare.

Abbiamo, inoltre, analizzato e messo a confronto entrambe le proposte di legge. Se da una parte (quella Alleanza Verdi – Sinistra) si parla di una sorta di autorizzazione preventiva che un genitore deve richiedere ad Agcom, dall’altra si fa uno specifico riferimento al fenomeno dei baby influencer, portando all’attenzione la necessità di aggiornare e attualizzare quella legge sul lavoro minorile data 1967. Poi si parla anche di diritto all’oblio e di creazione di conti per consentire al minore di poter usufruire dei “guadagni” da monetizzazione e accordi commerciali al compimento dei 18 anni di età.

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