In Italia ci sono ben due pdl per tutelare i minori dall’esposizione sui social

La prima è stata depositata a marzo da Alleanza Verdi - Sinistra, la seconda è stata presentata giovedì dalla deputata M5S Gilda Sportiello

12/04/2024 di Enzo Boldi

L’equazione è semplice: per colmare un vuoto normativo, occorre scrivere, presentare, discutere e approvare una proposta di legge che entri a far parte del tessuto legislativo di un Paese. Come nel caso dello sharenting, ovvero quel fenomeno – sempre più diffuso, anche per via del comportamento di molti famosi influencer o content creator – che vede i minori continuamente esposti dai genitori (o da altri parenti) sulle principali piattaforme social. Foto e video che mostrano bambini (sopratutto nell’età pre-adolescenziali) nella loro quotidianità. In Italia manca una legge che regolamenti lo sharenting e tuteli questi minori, ma ora sono state depositate due proposte su questo tema alla Camera dei deputati.

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Minori che diventano, senza averlo scelto, dei baby influencer e che – in alcuni casi – vengono utilizzati come veicolo di monetizzazione attraverso accordi commerciali con le aziende. Questo è l’alveo in cui si muovono entrambe le proposte: sia quella presentata da Alleanza Verdi – Sinistra (con firmatari Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, Elisabetta Piccolotti, Luana Zanella, Francesca Ghirra, Marco Grimaldi e Francesco Emilio Borrelli), sia quella presentata ieri in conferenza stampa alla Camera dei Deputati dalla parlamentare del M5S Gilda Sportiello.

Legge sharenting, le due pdl che saranno discusse in Italia

Come detto, due proposte di legge sharenting che hanno un obiettivo comune, ma con modalità di azioni differenti. Quella presentata da Alleanza Verdi – Sinistra inserisce dei concetti che non vanno a vietare questa pratica, ma la regolamentano attraverso dei paletti molto stringenti che possono essere sintetizzati in tre punti: un’auto-dichiarazione da inviare ad Agcom per poter diffondere contenuti social con la presenza di minori; l’apertura di un conto su cui depositare i proventi del diritto d’immagine dei bambini (che prevede l’accesso, in uscita, esclusivamente del minore al compimento dei 18 anni); la possibilità, al compimento dei 14 anni, che l’adolescente ha di far valere il suo diritto all’oblio chiedendo la rimozione di tutti quei contenuti.

Dunque, si agisce molto sul pratico. La pdl presentata dalla deputata M5S Gilda Sportiello, invece, ha una base differente. Si parte dal fenomeno dei baby influencer: si va a modificare una legge del 1977 che riguarda il lavoro minorile e si fa riferimento all’esigenza di avere un regolare contratto per poter monetizzare sulle piattaforme digitali. Poi si parla di sharenting, sottolineando come debbano essere rispettati i paletti della “Carta di Treviso“. Infine, si fa riferimento al ruolo di Agcom e del Garante per l’Infanzia nella realizzazione di un codice di regolamentazione del fenomeno e al Garante per la Privacy a cui è richiesto di alzare la soglia fino ai 16 anni (attualmente sono 14 anni) l’età del consenso. Nel monografico di oggi, Giornalettismo entrerà nel dettaglio di queste proposte, intervistando anche la deputata pentastellata prima firmataria di quest’ultima proposta di legge.

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