Perché la maxi-multa contro Meta non è solo una maxi-multa

Non è solo una questione di sanzione economica: dietro la decisione del Garante Privacy irlandese contro Menlo Park c'è molto di più

28/05/2023 di Redazione Giornalettismo

Una decisione storica. Non solo per la portata della sanzione. Il Garante della Privacy irlandese (che agisce a nome dell’Unione Europea perché la sede di Meta nel Vecchio Continente è a Dublino) ha sanzionato l’azienda di Mark Zuckerberg per la cifra record di 1,2 miliardi di euro. Un provvedimento che ha origini molto lontane nel tempo, partendo dalla denuncia fatta da Max Schrems, passando per la sentenza della Corte di Giustizia UE di “cancellare” il Privacy Shield e per arrivare a questa multa. La più alta relativa a una violazione della Privacy.

Multa Meta, qual è il vero significato della sanzione

L’azienda  già annunciato il ricorso contro la multa Meta, ma oltre alla sanzione pecuniaria (che ha superato quella precedente contro Amazon) c’è un altro aspetto fondamentale in questa vicenda: l’azienda americana ha cinque mesi per interrompere il trasferimento dei dati dei cittadini europei verso i suoi server negli Stati Uniti. Questo comportamento, perpetrato negli anni, vìola l’articolo 46 del GDPR . Ed è questo il nocciolo della questione, anche per quel che riguarda il futuro delle piattaforme social di Meta in Europa.

Perché ora Meta ha pochissime carte nel proprio mazzo per poter proseguire nelle sue attività nei Paesi dell’Unione Europea. Tra queste c’è il Data Privacy Framework, un accordo tra Stati Uniti e UE per il trasferimento dei dati. Il testo è stato depositato in Commissione europea, ma per il momento ha ricevuto più pareri negativi che positivi. Qualora si arrivasse a un’intesa entro i prossimi cinque mesi, Facebook e Instagram potrebbero continuare a operare in Europa. Altrimenti, è concreto il rischio che le due piattaforme social più utilizzate nel Vecchio Continente possano essere “spente”.

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