Se Meta torna in Cina, quali saranno le ripercussioni su TikTok?

Non parliamo di piattaforme social, almeno per il momento. Ma la supremazia commerciale interna di aziende come ByteDance è a rischio

13/11/2023 di Enzo Boldi

Non escludo il ritorno, forse. Quanto anticipato dal Wall Street Journal nei giorni scorsi, potrebbe rappresentare la prima casella di un domino destinato a scombussolare l’ecosistema geopolitico digitale all’interno del secondo Paese più popoloso al mondo. Perché la notizia (ancora non confermata da fonti ufficiali) di Meta che torna in Cina dopo un “esilio” (formale, ma non sostanziale) di 14 lunghissimi anni sembra poter rappresentare un epocale cambio di paradigma. Con riflessi anche sul resto del mondo. Il tutto mentre le altre piattaforme (e aziende) cinesi attendono con ansia di conoscere gli effetti di questo possibile accordo – per ora limitato ai visori per la realtà virtuale – tra la holding di Mark Zuckerberg e Tencent.

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Come abbiamo spiegato in un nostro precedente approfondimento, Meta torna in Cina – commercialmente – non equivale a un ritorno delle piattaforme social gestite da Menlo Park nella Terra del Dragone. Al momento, infatti, non sembrano esserci elementi concreti in grado di riaprire quello spazio digitale che era stato chiuso da Pechino nel 2009 (con accuse sulla mancata moderazione da parte di Facebook in merito alle proteste organizzate dagli uiguri). Dunque, Facebook e Instagram (più Whatsapp) non sono ancora nelle condizioni di essere reintrodotte all’interno della geopolitica digitale cinese.

Meta torna in Cina, che ne sarà di TikTok e Bytedance?

Ma c’è un aspetto da non sottovalutare e che va visto al di là dei social. Anzi, con le piattaforme a fare da sfondo. Perché questo possibile accordo con Tencent (che, tra le tante cose, sviluppa e gestisce WeChat, l’app multi-servizi di messaggistica istantanea più utilizzata in Cina, anche per l’impossibilità di utilizzare Whatsapp e Telegram) apre le porte a nuovi scenari commerciali che potrebbero mettere a rischio lo strapotere di altre aziende del digitale. Perché c’è, per esempio, TikTok. L’app più utilizzata dalla Gen Z è sviluppata dall’azienda cinese ByteDance.

In Cina, però, non si chiama TikTok, ma Douyin. In sostanza, però, cambia poco. E su oltre 1,4 miliardi di abitanti, a oggi risultano esserci circa 600 milioni di utenti mensili attivi sulla piattaforma. Ovviamente “solo” in Cina. Nonostante questo, Tencent ha deciso di collaborare con Meta per lo sviluppo e la produzione dei suoi (di Menlo Park) visori. Per questo motivo sembrano essere maturi i tempi per un nuovo ingresso all’interno della geopolitica digitale di Pechino.

Un contenzioso aperto

I soldi chiamano soldi. Gli affari sono affari. Ma fino a che punto? Anche perché Meta e Bytedance si sono spesso pizzicate (per utilizzare un eufemismo). Non solo sulla gestione, trattamento e trasferimento dei dati personali degli utenti (su cui anche Meta, all’epoca Facebook, non sembra avere la coscienza politica – vedi Cambridge Analytica), ma anche sulla gestione stessa della piattaforma. Zuckerberg nel 2019, per esempio, accusò il governo cinese di controllare TikTok, imponendo al social amato dalla Gen Z di censurare i contenuti controversi dalla piattaforma (ovvero quelli legati alle proteste degli uiguri, ma anche i più recenti casi relativi a Hong Kong).

Ci troviamo di fronte, dunque, a uno scontro generale e generalizzato. Con uno sguardo sul futuro. Entrambe le aziende, infatti, hanno due piani d’azione comuni. Non tanto nelle dinamiche, ma sulle basi. Tutte e due hanno annunciato piani di sviluppo sull’intelligenza artificiale. Tutte e due vogliono sviluppare un metaverso (diverso tra loro). Dunque, due aspetti su cui è difficile trovare due leadership. E se Meta torna in Cina, seppur a piccoli passi, quell’ecosistema chiuso e “protetto” – anche a livello economico e commerciale – molte aziende interne rischiano di entrare in una concorrenza (anch’essa interna) che non hanno mai conosciuto.

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