Le criticità del portale per il voto elettronico degli italiani all’estero
Il 13 e il 14 dicembre, alcuni nostri connazionali che vivono in alcune zone d'Europa potranno sperimentare la piattaforma e-vote. Ma ci sono molte perplessità
10/12/2023 di Redazione Giornalettismo
Mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre, alcuni italiani che vivono all’estero potranno partecipare a una simulazione: un voto (finto) attraverso una piattaforma costata – solo per la fase di test – quasi un milione di euro. Si tratta di un’iniziativa necessaria, visto che i fondi per la sua realizzazione erano stati approvati dal governo Conte-2 e sarebbero scaduti (andando perduti) se questa sperimentazione non fosse avvenuta entro la fine dell’anno. Il portale si chiama e-Vote e consentirà a una ristretta rappresentanza di nostri connazionali che risiedono all’estero (con determinate caratteristiche e di alcune zone europee selezionate) di testare questa piattaforma accedendo con SPID.
E-Vote, il portale per il voto elettronico degli italiani all’estero
A livello di certificazioni di sicurezza, sono stati rispettati gli standard più elevati. Ma ci sono una serie di criticità che non possono non essere sollevate. La prima riguarda i rischi sulla “segretezza”. Non se ne parla relativamente a questo portale, ma proprio riferendosi al voto elettronico online in generale. Questo principio, sancito dall’articolo 48 della nostra Costituzione, è a rischio nell’ecosistema digitale, anche se il livello di protezione è massimo. Inoltre, un altra sperimentazione (sul portale IOvoto) andata in scena nel dicembre del 2021, ha fatto emergere moltissimi problemi, sottolineati in una relazione redatta dalla Farnesina. La seconda è il server su cui si “appoggia”: quello di Amazon.
E proprio mentre si parla di tutto ciò, appare evidente un controsenso. Ricordate la piattaforma per la raccolta firme digitali a sostegno dei referendum e delle iniziative popolari? Il sito è online da oltre un anno, ma è ancora in fase di test. Il Parlamento, in questi giorni, sta discutendo di un nuovo decreto che – inevitabilmente – rallenterà la fruibilità di questo portale che non nasce per un “capriccio”. C’è una legge del 2020 che impone all’Italia di realizzare questa piattaforma.
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