La sovranità digitale? La simulazione su e-Vote si appoggia sui server Amazon

Come già accaduto nel recente passato, con il MiM che ha scelto Outlook di Microsoft come client per la posta elettronica dei docenti (in sostituzione dell'italiana Aruba), anche per quel che riguarda il test sul voto elettronico si guarda fuori dai confini

07/12/2023 di Enzo Boldi

Può una catena montuosa e un confine separare in modo così netto due Paesi vicini? Per quel che riguarda il concetto – trito e ritrito anche dall’attuale governo, ma anche dalle istituzioni europee (in senso molto più ampio) – di sovranità digitale la risposta è sicuramente sì. Proprio nei giorni in cui la Francia ha deciso di vietare l’utilizzo di app come Whatsapp, Telegram e Signal ai propri ministri (anche per i dialoghi con i rispettivi staff), dando vita a un’app di messaggistica istantanea (Olvid) prodotta da una startup transalpina, l’Italia ha annunciato una due-giorni di simulazione di voto elettronico (un test a vuoto, senza alcuna elezione) attraverso il portale e-Vote. Qual è la differenza tra i due Paesi? Che, almeno per quel che riguarda questa sperimentazione (non è ancora chiaro se, per ora, si tratti di un classico mockup) la piattaforma si appoggerà sulla rete di Amazon, ovvero sui server AWS.

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Ne avevamo già parlato qualche settimana fa, quando il Ministero dell’Istruzione e del Merito aveva inviato comunicazione ai docenti e al personale ATA sull’inizio della migrazione: la loro posta elettronica non “girerà” più sull’italiana Aruba, ma sul client di posta Outlook, prodotto e sviluppato dalla multinazionale americana Microsoft. Questa tendenza, dunque, si ripete anche per quel che riguarda la simulazione (il secondo test, dopo quello semi-fallimentare andato in scena nel 2021 per l’elezione di 11 Comites) che andrà in scena dalle ore 8 del 13 alle ore 20 del 14 dicembre.

Portale e-Vote si appoggia sui server di Amazon

Un dettaglio non da poco, soprattutto perché si continua a ripetere – spesso a sproposito, visto che nel panorama nazionale non sembrano ancora esserci delle realtà in grado di garantire degli standard elevati – che la sovranità digitale è un aspetto da inseguire e raggiungere al più presto. Perché come evidenziato da alcuni utenti su Twitter, in risposta a un articolo di Wired Italia – scritto da Luca Zorloni -, questa incongruenza appare piuttosto palese.

E da qui il caustico commento di Stefano Zanero, professore ordinario di computer security del Politecnico di Milano: «Quindi stanno facendo una “simulazione” di voto (una cosa che peraltro sappiamo già non si può fare) senza anonimato, senza un benchmark per “confrontare” i risultati, su un’infrastruttura che (mi auguro) è solo un mockup messo su AWS. Ottimo uso dei soldi pubblici, davvero».

Tutti i dubbi

Zanero, da tempo sostiene che il voto elettronico sia – per natura – poco sicuro. L’ecosistema internet, anche il più schermato e protetto, continua a essere troppo esposto a minacce esterne. Dunque, nonostante i protocolli di sicurezza più elevati, non è possibile garantire né l’anonimato (la segretezza, principio presente all’articolo 48 della nostra Costituzione) e le perplessità (con questa sperimentazione sul portale e-Vote, ma anche per il futuro) non possono che crescere ancor di più. L’appoggiarsi, inoltre, su una rete di una multinazionale, rende questo utilizzo di fondi pubblici (solo il test è costato – prezzo già definito – quasi un milione di euro) paradossalmente inutile rispetto al potenziale successo di questa operazione. Anche perché, l’esperienza del voto degli 11 Comites del dicembre 2021 ha già messo in evidenza delle problematiche (in termini di sicurezza e segretezza) che non possono essere risolte a causa dell’ecosistema internet.

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