Il monitoraggio di Gimbe: «Impennata di contagi tra gli operatori sanitari»

Crescono anche decessi, ricoverati e le terapie intensive sono sopra la soglia di saturazione in 11 Regioni

12/11/2020 di Enzo Boldi

Anche se i numeri sembrano essersi stabilizzati negli ultimi giorni, la situazione Coronavirus in Italia appare ancora molto difficile. La crescita del numero di decessi, dei pazienti ospedalizzati, di quelli ricoverati nei reparti di terapia intensiva di molti nosocomi sparsi su tutto il territorio nostrani: tutti parametri che mostrano come il nostro Paese sia ancora in piena emergenza. Il tutto evidenziato dall’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe che, tra i vari dati analizzati, ha anche affrontato il tema dei contagi tra operatori sanitari. Un trend in continua a preoccupante crescita.

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«Negli ultimi 30 giorni si sono verificati 19.217 contagi, rispetto ai 1.650 dei 30 giorni precedenti – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe -. Oltre al rischio di focolai ospedalieri, in RSA e in ambienti protetti, preoccupa l’impatto sul personale sanitario, già in carenza di organico oltre che provato dalla prima ondata». Ecco lo schema che mostra la crescita dei contagi tra operatori sanitari.

Un’impennata evidenziata dall’infografica pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità, quindi con dati reali arrivati proprio dagli ospedali e dalle varie Asl territoriali.

Contagi tra operatori sanitari in netto aumento

Questa, invece, è la situazione a livello nazionale, con un confronto rispetto ai dati raccolti nel corso della settimana precedente:

  • Decessi: 2.918 (+70,4%)
  • Terapia intensiva: +746 (+33,5%)
  • Ricoverati con sintomi: +7.519 (+35,6%)
  • Nuovi casi: 235.634 (+31%)
  • Casi attualmente positivi: +171.968 (+41,1%)
  • Casi testati +54.309 (+6,6%)
  • Tamponi totali: +121.410 (+9,1%)

Tutti numeri con il ‘più’ davanti, a indicare un trend in crescita per quel che riguarda tutti gli aspetti legati a questa seconda ondata della pandemia da Coronavirus. Ecco gli schemi che mostrano la crescita esponenziale dell’emergenza.

La critica ai criteri di chiusura in base a RT e ai 21 criteri

«In questa fase di drammatica crescita dei contagi, rapida saturazione degli ospedali e impennata dei decessi – conclude Cartabellotta – il sistema di monitoraggio che informa le decisioni politiche secondo il DPCM del 3 novembre 2020 non è uno strumento decisionale adeguato. È tecnicamente complesso, soggetto a numerosi ‘passaggi’ istituzionali, risente di varie stratificazioni normative, attribuisce un ruolo preponderante all’indice Rt che presenta numerosi limiti e, soprattutto, fotografa un quadro relativo a 2-3 settimane prima. Ovvero, usando lo specchietto retrovisore, invece del binocolo, si rallenta la tempestività e l’entità delle misure per contenere la curva epidemica. Senza un immediato cambio di rotta sui criteri di valutazione e sulle corrispondenti restrizioni, solo un lockdown totale potrà evitare il collasso definitivo degli ospedali e l’eccesso di mortalità, anche nei pazienti non COVID-19».

(foto di copertina: da monitoraggio della Fondazione Gimbe)

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