Il monitoraggio di Gimbe: «Gli ospedali sono vicini alla saturazione»

Il report settimanale mostra i dati dei contagi, dei ricoveri con sintomi e delle terapie intensive

05/11/2020 di Enzo Boldi

Giusta la suddivisione in tre aree in base al livello di rischio, ma i criteri non sono molto chiari. È quanto dichiarato da Nino Cartabellotta commentando l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe – di cui è Presidente – sulla situazione epidemiologica in Italia nella settimana dal 28 ottobre al 3 novembre e il confronto con le ultime rilevazioni effettuate nei mesi recenti. E si parla di aumento di contagi – evidenti con il dato quotidiano diffuso dal bollettino del Ministero della Salute -, ma anche dei posti nelle terapie intensive e la situazione negli ospedali saturi.

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«Nell’ultima settimana – spiega Cartabellotta – si conferma l’incremento di oltre il 60% dei casi attualmente positivi che si riflette sul numero dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva, portando gli ospedali verso la saturazione. Questo impatta anche sul numero di decessi, che nell’ultima settimana ha superato quota 1.700 con un trend che, con una settimana di ritardo, ricalca di fatto le altre curve. L’ulteriore incremento del rapporto positivi/casi testati, prossimo al 24%, certifica definitivamente il crollo dell’argine territoriale del testing & tracing». Questa la situazione nelle diverse Regioni italiane.

 

La variazione rispetto alla settimana scorsa

Questi i dati arrivati nella settimana dal 28 ottobre al 3 novembre, confrontati con quanto raccolto nella settimana (e nel monitoraggio precedente).

  • Decessi: 1.712 (+72,1%)
  • Terapia intensiva: +814 (+57,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +7.159 (+51,3%)
  • Nuovi casi: 195.051 (+49,7%)
  • Casi attualmente positivi: +163.052 (+63,9%)
  • Casi testati +95.147 (+13,2%)
  • Tamponi totali: +163.945 (+14%)

Ospedali saturi e suddivisione dell’Italia in tre zone

Dai dati del monitoraggio Gimbe, dunque, emerge una situazione di ospedali saturi (o molto vicini all’esserlo) e di terapie intensive che accolgono sempre più cittadini in gravi condizioni dopo aver contratto il virus. Da domani entreranno in vigore le nuove misure, con la suddivisione dell’Italia in tre zone.

Questo il parere di Cartabellotta, che non lesina critiche per la poca chiarezza: «L’introduzione di misure proporzionate a differenti livelli di rischio regionale – afferma il Presidente della Fondazione Gimbe – è totalmente condivisibile, anzi, ove necessario, bisognerebbe agire con misure più restrittive a livello di Provincia o Comune. Ma è indifferibile rendere pubblici i criteri per classificare il livello di rischio, anche per evitare continue negoziazioni tra Governo e Regioni che aggiungono ulteriori ritardi alla ‘non strategia’ dei DPCM settimanali, concedendo un vantaggio sempre maggiore al virus. In ogni caso, manca una strategia a medio-lungo termine condivisa tra Governo e Regioni, in grado di potenziare adeguatamente i servizi sanitari e informare la popolazione, al momento chiamata a sottostare passivamente a nuove restrizioni settimanali che rendono incerta la quotidianità e alimentano preoccupazioni sul futuro».

(foto di copertina: da Pixabay)

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