I 50 bambini prigionieri nel collegio degli orrori

15/03/2013 di Valentina Spotti

Cinquanta bambini costretti a vivere per anni in condizioni di vita disumane, obbligati a mangiare cibo ormai in decomposizione, affidati alle cure di ragazzini appena più grandi di loro. Sono stati trovati così, in due “residenze per bambini” a Jaipur, nel nord dell’India. A salvarli dal loro triste destino gli operatori della Commissione per la Protezione dei Diritti dei Bambini dello stato del Rajasthan.

COLLEGIO DEGLI ORRORI – Quando le autorità hanno fatto il loro ingresso prima in una e poi nell’altra residenza, hanno trovato davanti a sé una scena sconcertante: i bambini, maschi e femmine, tutti di età compresa tra i cinque e i diciassette anni erano stipati in un’unica stanza, senza possibilità di uscire, muoversi, giocare né chiamare i propri genitori. Alla Grace Home di Mansarovar vivevano 29 bambini, mentre alla Jawahar Circle erano alloggiati gli altri ventidue minori, i più grandi poco più che dodicenni. Nella soffitta della Grace Home sono state trovate 600 bottiglie di alcolici e una provvista di verdura ormai ammuffita che i piccoli erano comunque costretti a mangiare per non morire di fame. Nessuna traccia di insegnanti, educatori o anche solo di persone adulte. A prendersi cura dei più piccoli un ragazzino di soli 14 anni.

SPERANZA DI UN’EDUCAZIONE MIGLIORE – Non si tratta di orfani: questi ragazzini, provenienti per lo più dal nord est dell’India, hanno sia una casa che una famiglia. Una famiglia che li ha affidati alle cure degli educatori di Jaipur nella speranza che ricevessero un’educazione migliore. Quello che hanno trovato, invece, è stato un orrore senza fine. L’allarme è scattato due settimane fa: una ragazzina è riuscita a sgattaiolare fuori dalla Grace Home e a raggiungere la casa di una sua zia, residente a Jaipur. La piccola avrebbe raccontato alla parente di essere malata e di prendere delle pillole per la tubercolosi. È morta tra le braccia della zia, che ha allertato una ONG per fare luce sulla spaventosa vicenda. Gli operatori della Commission for Protection of Child Rights si sono appostati fuori dalle due residenze per due settimane, raccogliendo indizi. Poi hanno agito.

 

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ARRESTATO UN SACERDOTE – Dopo aver liberato i bambini, si è scoperto che si trattava di due collegi illegali: “Non solo non erano residenze registrate – ha spiegato Deepak Kalra – Quei ragazzi non avrebbero dovuto essere qui. I genitori non hanno firmato nessun accordo formale con gli educatori, non ci sono tracce di pagamento delle rette. Sulla carta queste due case non esistono nemmeno”. Titolare di entrambe le residenze un sacerdote, Jacob John: il sospetto è che abbia ricevuto dei fondi da donatori esteri, senza passare per l’amministratore statale indiana. Per lui sono già scattate le manette: l’accusa è di rapimento di minori e, dopo l’inchiesta, presto inizierà il processo a suo carico.

PLAGIATI – I bambini sono stati tutti visitati dai medici: sarebbero denutriti e in condizioni di salute piuttosto precarie ma non ci sarebbero segni di violenza sessuale. I racconti dei piccoli segregati, però, sono agghiaccianti: “Ci hanno detto che le loro scorte mensili di cibo finivano molto prima del previsto: così mangiavano qualcosa all’inizio del mese e per il resto dei giorni digiunavano. Era permesso loro di uscire nel giardino soltanto tre volte alla settimana, per mezz’ora – racconta una volontaria dell’associazione che li ha liberati – Ai bambini più grandi è stato fatto il lavaggio del cervello. Alcuni sono molto aggressivi e non è facile parlare con loro”.

(Photocredit: Mustafa Quraishi/LaPresse)

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