Quando gli Stati Uniti erano complici di Saddam nell’uso di armi chimiche

27/08/2013 di Mazzetta

Durante la guerra d’aggressione all’Iran, le truppe di Saddam Hussein impiegarono estesamente le armi chimiche proibite, ma gli Stati Uniti invece di denunciarne l’uso, aiutarono gli iracheni ad usarle con maggiore efficacia.

guerra iran iraq 1

VIETATISSIME – L’uso di armi chimiche è proibito ed è considerato un crimine di guerra, proprio fondandosi sulla menzogna che voleva Saddam Hussein in possesso di questo tipo di armi, ribattezzate dalla propaganda amercana “armi di distruzione di massa” o WMD (weapons of mass distruction) gli Stati Uniti giustificarono la seconda guerra all’Iraq e l’invasione del paese.

SAPEVANO TUTTO – Gli Stati Uniti però sapevano benissimo che il rais iracheno non era in possesso di tali armi e anche che, se pur ne avesse avute, avrebbe potuto farci ben poco, visto che fin dalla Guerra del Golfo era rimasto senza aerei e senza vettori per lanciarli al di là dei confini del suo paese. Se non fosse bastato, 10 anni di doppia no-fly zone nel Nord e nel Sud del paese e di embargo, gli avevano impedito persino di procurarsi armi convenzionali, figurarsi dispositivi bellici tanto delicati, peraltro in precedenza forniti dagi stessi paesi occidentali, Stati Uniti su tutti.

TUTTO PUR DI ATTACCARE L’IRAN – Proprio ora che gli Stati Uniti stanno meditando un intervento militare in Siria, motivandolo ancora una volta con un casus belli che si rifà all’uso di armi chimiche da parte del regime siriano, peraltro ancora da dimostrare, Foreign Policy ha pubblicato un articolo nel quale, fonti della CIA alla mano, dimostra come l’amministrazione americana abbia tollerato, coperto e persino agevolato l’uso di armi chimiche da parte di Saddam nella guerra contro l’Iran. Una guerra durata otto anni, una guerra d’aggressione, scatenata da Saddam a tradimento, senza alcun preavviso, durante la quale i paesi occidentali fornirono armi all’Iraq all’evidente scopo di stroncare la neonata repubblica khomeinista, che  gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non potevano sperare d’abbattere con una riedizione del golpe contro Mossadeq, che nel 1953 aveva consolidato al potere la dinastia dei Pahlavi, veri e prori burattini che dipendevano dal sostegno occidentale per imporre la loro spietata dittatura e che ripagavano l’aiuto svendendo il petrolio iraniano agli angloamericani.

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