Cosa ha spinto AirVPN a sospendere il servizio in Italia?

Si parla degli effetti del Piracy Shield, ma soprattutto dei poteri dati a enti privati senza accuratezza nei controlli

07/02/2024 di Enzo Boldi

Controllo e blocchi in mani ad aziende private che, tra le altre cose, non saranno soggette a sanzioni in caso di errori. Questa è l’estrema sintesi della motivazioni che hanno spinto AirVPN ad annunciare la sospensione del proprio servizio di Virtual Private Network in Italia. Tutta “colpa” del Piracy Shield, quello scudo anti-pirateria che – attraverso una piattaforma di segnalazioni – ha l’ambizioso obiettivo di oscurare e bloccare IP e DNS che trasmettono partite di Serie A in modo illegale.

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Innanzitutto, occorre ricordare un punto fondamentale. In Italia non è vietato l’utilizzo delle Virtual Private Network, ma sono puniti gli usi (e gli abusi) al di fuori della legge. Dunque, la pirateria audiovisiva rientra all’interno di quel settore di illeciti. Questo passaggio deve essere ben chiaro, altrimenti si rischia di incappare in disinformazione su uno strumento che ha, tra le caratteristiche, un forte impatto anche sulla sicurezza dei dati personali e la tutela della privacy durante una navigazione in rete.

AirVPN e l’addio all’Italia, le motivazioni

Detto ciò, AirVPN è stata la prima vittima del sistema della piattaforma Piracy Shield. La decisione dell’azienda di ritirare il suo servizio in Italia è dettata proprio da alcune criticità già emerse nel corso dell’approvazione della legge. Nella comunicazione di cessazione del servizio, infatti, viene spiegato:

«Non esiste alcun controllo giurisdizionale e nessun controllo da parte dell’AGCOM. Il blocco deve essere eseguito inaudita altera parte e senza possibilità di reale rifiuto, anche in caso di errore manifesto. L’eventuale opposizione della parte lesa potrà essere proposta solo in una fase successiva, dopo l’imposizione del blocco». 

Dunque, si sottolinea come la procedura non consenta una correzione in corso d’opera. Se uno degli organismi privati (parlando dei diritti televisivi legati alla Serie A, Dazn e Sky) procede con la segnalazione, entro 30 minuti quell’IP o quel DNS vengono bloccati. Dopo, solo dopo, si valuterà un eventuale errore di valutazione.

Costi insostenibili e tutto in mano a privati

In un altro passaggio della comunicazione, AirVPN sottolinea come con la piattaforma Piracy Shield (e i suoi effetti), sia saltato un passaggio fondamentale: quello delle indagini e della verifica. Viene sottolineato come i requisiti siano troppo onerosi per l’azienda (e non solo per lei), aprendo la strada a blocchi diffusi. In particolare, però, si fanno i conti con quel che accadeva fino a poco tempo fa:

«Mentre in passato ogni singolo blocco veniva attentamente valutato sia dalla magistratura che dalle autorità, ora ogni controllo è completamente perduto. Il potere degli enti privati ​​autorizzati a compilare le liste di blocco diventa enorme in quanto i blocchi non vengono verificati da terzi e gli enti autorizzati non sono soggetti ad alcuna multa specifica o danno legale per errori o overblocking». 

Da qui la decisione di dire basta in Italia. Il servizio sarà sospeso a partire dal 19 febbraio, ma rimarrà attivo per chi è abbonato e la propria sottoscrizione scadrà dopo quella data. Per gli utenti stranieri, invece, non dovrebbero esserci problemi.

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