È entrata in funzione Piracy Shield, la piattaforma anti-pezzotto
La sua attivazione è partita il 1° febbraio, come ha confermato l'AGCOM. Adesso assisteremo, con concretezza, alle promesse sul blocco delle piattaforme pirata
02/02/2024 di Gianmichele Laino
Una Inter-Juventus come primo banco di prova non è niente male. Il derby d’Italia è – storicamente – la partita di calcio di Serie A che attira sempre più tifosi e, quindi, telespettatori. Occorrerà capire se, con l’entrata in vigore del Piracy Shield, chi assisterà alla partita sul piccolo schermo o su quello dei propri smartphone/tablet lo farà in maniera assolutamente legale. Lo strumento è frutto di un processo legislativo che è iniziato nella scorsa primavera, che si è concretizzato nel mese di settembre grazie anche a un tavolo tecnico con i responsabili di un evento sportivo di primissimo piano come la Serie A di calcio, che è partito il 1° febbraio anche dal punto di vista tecnico. L’AGCOM, l’autorità per le comunicazioni, ha dato il via libera al suo utilizzo e – per la prima volta – si avrà uno strumento anti-pirateria che ha la possibilità di agire tempestivamente a livello di indirizzo IP.
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Privacy Shield, come funziona la piattaforma anti-pirateria
Perché, quando si fa riferimento al Privacy Shield, si parla di piattaforma? Sicuramente perché è necessario un concorso di più operatori per il suo corretto funzionamento. Innanzitutto, le aziende che sono titolari dei diritti di trasmissione dell’evento (in questo caso sportivo), poi i provider che supportano questi titolari nella sua distribuzione (sono circa un centinaio), poi gli operatori e – non in ultimo – gli utenti finali. Il sistema funzionerà attraverso una segnalazione, un alert e – di conseguenza – una serie di operazioni condotte a cascata da ciascuno degli utenti coinvolti. Il tutto con un unico obiettivo: bloccare entro 30 minuti dalla segnalazione l’evento trasmesso in maniera irregolare.
Saranno direttamente i provider, a partire da una segnalazione, a intervenire su un indirizzo IP che trasmette in maniera pirata un evento. Sp Tech ha costruito la piattaforma, lo ha fatto per la Lega di Serie A che, a sua volta, l’ha donata all’Agcom che – quindi – esercita la supervisione di tutta la filiera, concentrandosi al momento sulle partite di calcio.
Ovviamente, la reazione a catena deve partire dal titolare dei diritti che, in autonomia, dovrà provvedere a una sorta di mappatura della rete, per capire se ci sono degli indirizzi IP interrogati da chi visualizza il contenuto in maniera illegale e senza corrispondere il pagamento di un abbonamento. Questo, di conseguenza, comporta un importante investimento in professionalità e in competenze da parte degli OTT che, attualmente, sono titolari dei diritti sportivi delle partite di calcio. Nei 30 minuti dalla segnalazione (il tempo che dovrebbe passare tra la segnalazione e il blocco dell’indirizzo IP) il titolare dei diritti dovrà fornire anche fingerprints inconfondibili dell’azione illegale perpetrata: per cui, oltre alla segnalazione e alla comunicazione ai provider, nei 30 minuti di tempo sarà importante agire anche a livello di reportistica. E questo rende non scontato il funzionamento del Pirate Shield.