L’Iss potrebbe aver trovato tracce di coronavirus negli scarichi di Torino, Milano e Bologna già a dicembre 2019

18/06/2020 di Redazione

L’Istituto Superiore di Sanità, già nel mese di aprile del 2020, aveva avviato uno studio per individuare tracce di coronavirus all’interno delle acque di scarico delle principali città italiane. Uno studio che puntava a individuare un ulteriore criterio di tracciamento della diffusione del contagio in seguito all’esplosione della pandemia. Al momento, questo studio potrebbe dare anche un risvolto imprevisto. In base alle analisi – che sono ancora in fase di pubblicazione – emergerebbe che tracce di Sars-Cov-2 siano state presenti all’interno delle acque di scarico di Milano, di Bologna e di Torino già a dicembre del 2019.

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Il coronavirus presente nelle acque di scarico di Torino, di Milano e di Bologna già nel 2019

Una circostanza che, se confermata, porterebbe fornire ulteriori elementi sulla data iniziale della diffusione del virus nel nostro Paese, al di là dei casi importati dall’estero. Se le analisi dovessero portare alle evidenze anticipate, bisognerebbe rivedere la mappatura della curva del contagio in Italia. Al momento, infatti, si ritiene che i primi casi sul territorio nazionale – confermati e certificati – siano riferiti a due turisti cinesi che sono risultati positivi, a fine gennaio, a Roma. Il paziente uno di Codogno – Mattia Maestri – è stato identificato circa un mese dopo, il 21 febbraio 2020.

Ma lo studio dell’Istituto superiore di Sanità testimonierebbe una presenza del coronavirus in Italia già a partire dal mese di dicembre 2019, in linea tra l’altro con diversi Paesi europei. In Spagna, infatti, alcune analisi di laboratorio hanno portato a trovare tracce di RNA di SARS-CoV-2 in acque di scarico di Barcellona datate gennaio 2020. In Francia, invece, un campione clinico risalente a dicembre 2019, analizzato successivamente, ha mostrato in quelle analisi la presenza di coronavirus.

I sospetti erano già largamente diffusi nella comunità scientifica. Ma una conferma di questo tipo (tra l’altro in corrispondenza delle regioni maggiormente colpite dal contagio) porterebbe a rivedere completamente le analisi statistiche e gli aspetti demografici relativi all’andamento dell’epidemia di coronavirus in Italia.

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