YouTube rimuove più di 9.000 canali e 70.000 video relativi alla guerra in Ucraina

La piattaforma ha posto in essere «azioni senza precedenti» per far fronte alle violazioni delle linee guida sui contenuti dall'invasione di Putin

23/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Tante le minacce ma, alla fine, la Russia non ha mai bloccato la piattaforma video YouTube che, ora, fa sapere di aver rimosso moltissimi canali e video sulla guerra in Ucraina. A fine marzo scorso, il regolatore russo Roskomnadzor multava YouTube per non aver rimosso dei contenuti sulla guerra, ma non si registrava alcuna sospensione della piattaforma in Russia. YouTube ha eliminato più di 70.000 video e 9.000 canali relativi alla guerra in Ucraina per violazione delle linee guida sui contenuti e ha, anche, rimosso video che si riferivano all’invasione di Putin come a una «missione di liberazione». La piattaforma è molto popolare in Russia e, diversamente da altre piattaforme bannate nel paese invasore, non è stata chiusa nonostante abbia ospitato figure dell’opposizione come Alexei Navalny. La piattaforma di video è stata capace di operare in Russia nonostante la repressione dei contenuti pro-Cremlino che hanno infranto le sue linee guida, compresa la sua politica sui principali episodi violenti, su quelli che negano o banalizzano l’invasione di Putin dell’Ucraina. Dall’inizio del conflitto a febbraio, YouTube ha rimosso vari canali – tra cui quello del giornalista filo-russo Vladimir Solovyov – e sospeso temporaneamente – dal caricamento di video – i canali associati ai ministeri della Difesa e degli Affari esteri russi per aver descritto la guerra come una «missione di liberazione».

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YouTube rimuove, con un’azione senza precedenti, migliaia di video e canali sulla guerra in Ucraina

Neal Mohan, chief product officer della piattaforma video, ha dichiarato: «Abbiamo una politica sui grandi eventi violenti e ciò si applica a cose come la negazione dei grandi eventi violenti: tutto, dall’Olocausto a Sandy Hook. E, naturalmente, quello che sta accadendo in Ucraina è un grande evento violento. E così abbiamo usato quella politica per intraprendere un’azione senza precedenti». Mohan, in un’intervista al Guardian, ha aggiunto che i contenuti delle notizie di YouTube sulla guerra russo-ucraina hanno registrato più di 40 milioni di visualizzazioni in solo territorio ucraino. Il chief product officer ha, inoltre, dichiarato che: «La prima e probabilmente più importante responsabilità è assicurarsi che le persone che cercano informazioni su questo evento possano ottenere informazioni accurate, di alta qualità e credibili su YouTube», specificando che «Il consumo di canali autorevoli sulla nostra piattaforma è cresciuto in modo significativo, ovviamente in Ucraina, ma anche nei paesi che circondano l’Ucraina, la Polonia e anche all’interno della stessa Russia». YouTube non ha illustrato una ripartizione dei contenuti e dei canali rimossi, ma Neal Mohan ha dichiarato che la maggior parte di questi propagandava i racconti del Cremlino sull’invasione: «Non ho i numeri specifici, ma puoi immaginare che molte siano le narrazioni che provengono dal governo russo o da attori russi per conto del governo russo».

La piattaforma YouTube ha circa 90 milioni di utenti in Russia, anche se non consente più la pubblicità sulla piattaforma nel paese invasore dai primi di marzo. Secondo Mohan, YouTube rimane il maggiore «Sito di condivisione video attivo e funzionante nella stessa Russia», aggiungendo che «Quindi YouTube è un luogo in cui i cittadini russi possono ottenere informazioni senza censure sulla guerra, anche da molti degli stessi canali autorevoli a cui tutti abbiamo accesso al di fuori del Paese. Rimaniamo una piattaforma importante per gli stessi cittadini russi mentre questa crisi continua ad evolversi». Maksut Shadaev, ministro russo per lo sviluppo digitale, la settimana scorsa ha annunciato che la Russia non bloccherà YouTube, nonostante le questioni controverse sui contenuti che hanno causato alla piattaforma di video multe in tribunale per non aver rimosso i video vietati. Shadaev ha aggiunto che, infatti, il blocco di YouTube, piattaforma più famosa in Russia, condizionerebbe gli utenti: «Non abbiamo intenzione di chiudere YouTube», aggiungendo che «Soprattutto, quando limitiamo qualcosa, dovremmo capire chiaramente che i nostri utenti non ne risentiranno». YouTube ha anche vietato in tutto il mondo i canali associati ai media statali russi, tra cui Russia Today e Sputnik. Ricordiamo, inoltre, che anche Facebook e Instagram di Meta sono stati vietati in Russia e l’accesso a Twitter è stato limitato, all’esito dei divieti delle stesse piattaforme sui media statali russi.

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