La Russia ha chiuso Facebook e poi Twitter

Non ci si può più connettere al social network di proprietà di Meta, né a quello fondato da Jack Dorsey. Arriva la replica di Nick Clegg

04/03/2022 di Gianmichele Laino

«Presto, milioni di russi si troveranno tagliati fuori da un’informazione credibile e affidabile, privati del loro modo quotidiano di connettersi con la famiglia e con gli amici, privi di dire la loro. Continueremo a fare di tutto per ripristinare i nostri servizi, in modo tale da farli restare disponibili per le persone affinché possano esprimersi e organizzare le proprie azioni». Con queste parole il vicepresidente di Facebook con delega agli affari globali, Nick Clegg ha commentato la decisione della Russia di chiudere il social network di proprietà di Mark Zuckerberg. Oggi è stata una giornata terribile per la libera informazione a Mosca e la chiusura di Facebook in Russia rappresenta soltanto l’ultimo tassello di una escalation comunicativa iniziata proprio nelle prime ore del 4 marzo. Anzi, il penultimo: nella tarda serata è arrivata anche la notizia della chiusura di Twitter. Possibile, a questo punto, che anche altre piattaforme social verranno tagliate fuori dall’ecosistema informativo.

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Chiusura di Facebook in Russia, il passo decisivo

Già da questa mattina, l’AFP aveva rilevato dei significativi rallentamenti nell’utilizzo della piattaforma. C’erano state poi delle comunicazioni in merito alla limitazione di alcuni media non affiliati alle organizzazioni governative: coinvolte sia testate nazionali, sia gruppi internazionali che avevano attività anche in lingua russa. Tra queste spiccava il nome della BBC che, nel pomeriggio, ha annunciato l’uscita di tutti i suoi giornalisti dal territorio russo.

Ma in mattinata si era consumato il passaggio decisivo, con l’approvazione alla Duma di una legge che punisce con una pena fino a 15 anni di carcere per chi avesse comunicato “fake news” nei confronti dell’esercito russo, arrivando a sanzionare persino il discredito puro e semplice nei confronti dei militari impegnati nell’invasione dell’Ucraina.

Questa sera l’asticella si è alzata, colpendo direttamente Facebook e poi Twitter. Il Roskomnadzor ha stabilito che Facebook – che nel frattempo aveva escluso dalla monetizzazione i media affiliati allo stato russo e aveva intensificato le sue operazioni di fact-checking in merito – non stava facendo altro che discriminare gli organi di informazione russi. Da qui la scelta di bloccare la piattaforma, comunicata dall’autorità sul proprio canale Telegram ufficiale.

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