La Turchia sta per invadere la Siria del Nord con l’assenso di Trump

Si riaccende il fronte siriano e questa volta l’accelerazione è data da una luce verde della Casa Bianca che non lascerà di certo indifferenti. Una telefonata tra il presidente americano Donald Trump e il suo corrispettivo turco, Recep Tayyip Erdogan, avrebbe di fatto autorizzato l’invasione del Nord della Turchia da parte delle autorità turche. Un via libera che non è diretto né contro i terroristi dell’Isis, né contro la Siria di Assad, ma contro le milizie curde, forze laiche fondamentali nella lotta contro l’Isis. Una lotta che, in passato,  è stata formalmente appoggiata dagli Usa e che ha attirato una mobilitazione internazionalista senza precedenti, raccontata da Zerocalcare e vissuta in prima linea anche da molti italiani come Lorenzo Orsetti.

Ankara: “Pronti a intervenire in qualsiasi momento”

Nello specifico le truppe americane si starebbero già allontanando dal confine siriano, mentre Erdogan non dà tempistiche. «C’e’ una frase che diciamo sempre: possiamo intervenire in qualsiasi momento senza preavviso» ha ripetuto il presidente turco, paragonando i miliziani dell’Isis ai guerriglieri dello YPG: per Ankara entrambe le categorie sono classificate come “terroristi”. Un’operazione avvallata dal lavaggio di mani americano che, scaricano così una delle forze fondamentali per la caduta del Califfato e per la lotta per la democrazia nell’intera area: «La Turchia avvierà presto la sua operazione nel Siria settentrionale a lungo pianificata. Le forze armate degli Stati Uniti non supporteranno o saranno coinvolte nell’operazione e gli Stati Uniti, avendo sconfitto il ‘califfato’ territoriale dell’Isis, non saranno più nell’area immediata». Un vero e proprio tradimento mentre l’ONU dice di “prepararsi al peggio”, prevedendo un numero considerevole di sfollati innescata dall’attacco americano.

E arriva, a stretto giro, anche la reazione delle forze democratiche siriane: «Qualsiasi azione militare turca intesa come attacco o provocazione ci trovera’ pronti, siamo pronti a una guerra totale», ha dichiarato Mustafa Bali, comandante delle milizie Fds, che ha ribadito che i suoi uomini non si ritireranno, anche perche’ un eventuale ritiro favorirebbe il ritorno dell’Isis nella regione, dopo che Fds hanno giocato un ruolo fondamentale nelle sconfitte inflitte al califfato negli scorsi anni.

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