Gennaio 2021 – Gennaio 2023: perché Meta ha “riammesso” Donald Trump

Dopo "l'amnistia" su Twitter voluta da Elon Musk (dopo un sondaggio), l'ex Presidente degli Stati Uniti - candidato nuovamente alle Presidenziali del 2024 - potrà tornare a postare su Facebook e Instagram dopo due anni di ban

27/01/2023 di Enzo Boldi

All’inizio è stata una sospensione temporanea di sei mesi, al fine di consentire all’Oversight Board di valutare tutte le condotte dell’ex numero uno della Casa Bianca. Poi, nel giugno del 2021 arrivò la decisione definitiva: Donald Trump bannato da Facebook – e non solo – per due anni (con la “pena” iniziata il 7 gennaio dello stesso anno). E quel biennio si è concluso nei giorni scorsi, con il via libera di Meta alla riabilitazione dei profili social dell’ex Presidente degli Stati Uniti. Un percorso cadenzato che ha portato a un epilogo piuttosto ovvio e scontato, visto che il tycoon non ha avuto possibilità (se non sulla sua piattaforma social “The Truth”) di reiterare quei comportamenti giudicati come la miccia che fece scoppiare il delirio collettivo di Capitol Hill.

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Tutto iniziò in quella folle giornata del 6 gennaio del 2021, quando una folla inferocita di sostenitori di Donald Trump (fagocitata proprio da alcuni post pubblicati dall’ex Presidente USA) prese d’assalto il palazzo del Congresso degli Stati Uniti. Era il tempo delle teorie QAnon (alcune delle quali appoggiate anche dal tycoon) basate su complottismo e cospirazione. Era l’epoca in cui la vittoria elettorale di Joe Biden non era stata riconosciuta (e non lo ha ancora fatto) dall’ex inquilino della Casa Bianca. Era il tempo in cui Trump utilizzava i social per soffiare sul fuoco. Per gettare benzina sul fuoco e andare a solleticare i suoi sostenitori. E proprio per questo motivo le piattaforme social decisero di bannare i suoi profili.

Trump-Facebook, la decisione di Meta di riammetterlo

Twitter aveva riaperto le porte all’ex Presidente USA il 19 novembre scorso, dopo un sondaggio social lanciato dal nuovo capo della piattaforma Elon Musk. E alla scadenza di quel biennio di sospensione temporanea, Meta ha deciso di non rinnovare la sanzione “social” contro Trump, spiegando nei dettagli i motivi di questa scelta con un lungo comunicato in cui viene spiegato questo percorso decisionale:

«Per valutare se il grave rischio per la sicurezza pubblica esistente nel gennaio 2021 si sia sufficientemente attenuato, abbiamo valutato l’attuale contesto in base al nostro Crisis Policy Protocol, che includeva l’esame dello svolgimento delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti del 2022 e le valutazioni degli esperti sull’attuale ambiente di sicurezza. La nostra determinazione è che il rischio si sia sufficientemente ridotto e che dovremmo quindi rispettare la tempistica di due anni che abbiamo stabilito. Pertanto, nelle prossime settimane ripristineremo gli account Facebook e Instagram di Trump. Tuttavia, lo stiamo facendo con nuovi guardrail in atto per scoraggiare i reati ripetuti».

Ma c’è anche un paragrafo dedicato alle possibili sanzioni future nei suoi confronti (in base alle linee guida della policy del social) in caso di nuovi comportamenti oltre le regole:

«Come qualsiasi altro utente di Facebook o Instagram, Mr. Trump è soggetto ai nostri standard della community. Alla luce delle sue violazioni, ora deve affrontare anche pene più severe per i reati ripetuti, sanzioni che si applicheranno ad altri personaggi pubblici i cui account sono ripristinati da sospensioni legate a disordini civili ai sensi del nostro protocollo aggiornato. Nel caso in cui il signor Trump pubblichi ulteriori contenuti in violazione, il contenuto verrà rimosso e sarà sospeso per un periodo compreso tra un mese e due anni, a seconda della gravità della violazione».

Il riferimento è al protocollo aggiornato che va a integrare una serie di regole già presenti e attive prima dei fatti di Capitol Hill.

«Durante i disordini civili e gli episodi di violenza in atto, usiamo i fattori precedenti per determinare la durata adeguata delle limitazioni, che varia da un mese a 2 anni. Per la maggior parte delle violazioni, i personaggi pubblici subiranno una limitazione di un mese dalla creazione di contenuti. Le violazioni più gravi, come la condivisione di un link a una dichiarazione di un gruppo terroristico all’indomani di un attacco, prevedono una limitazione di 6 o 12 mesi dalla creazione di contenuti. Nei casi di violazioni gravi, limiteremo l’account per 2 anni». 

Dunque, quel che è accaduto nel caso Trump-Facebook (e Instagram) è diventato una sorta di caso-studio per Meta che ha deciso di utilizzare quella decisione sulla sospensione biennale come pena massima in caso di accadimenti simili ai fatti di Capitol Hill. Un protocollo aggiornato in data 25 gennaio che, però, non ha trovato attuazione (almeno per il momento) nei confronti di Jair Bolsonaro, l’ex Presidente del Brasile che ha utilizzato i social di Meta non solo per diffondere una quantità spasmodica di bufale (non solo a livello sanitario sulla pandemia), ma ha anche utilizzato Facebook per rilanciare teorie del complotto sul voto democratico che ha portato alla vittoria di Lula alle ultime Presidenziali. Il tutto a cavallo delle violenze di Brasilia condotte proprio dai suoi sostenitori (e per cui l’ex Presidente è stato indagato dalla Corte Suprema).

La reazione del tycoon

In caso di reiterazione di comportamenti come quelli che hanno portato all’assalto di Capitol Hill, Trump subirà nuove sanzioni (come tutti gli altri personaggi pubblici che soffieranno sul fuoco dei disordini sociali attraverso le piattaforme del gruppo Meta). In attesa di ciò, l’ex numero uno della Casa Bianca (che sarà a duello con Biden anche alle Presidenziali USA del 2024) ha utilizzato il suo problematico social – The Truth – per esultare dopo questa decisione. E lo ha fatto lanciando una stoccata economica nei confronti dei vertici di Menlo Park.

«Facebook, che ha perso miliardi di dollari di valore da quando ha ‘deplatformato’ il tuo presidente preferito, io, ha appena annunciato che stanno ripristinando il mio account.  Questa cosa non dovrebbe accadere mai più a un Presidente in carica». E a nessun altro. Nonostante le folle incitate alla protesta.

(foto IPP/zumapress/Bob Daemmrich)

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