Quale è lo stato della Telemedicina in Italia? Intervista a Antonio Vittorino Gaddi

A che punto siamo con Telemedicina e digitalizzazione della sanità italiana ce l'ha spiegato il presidente della Società Italiana di Telemedicina (S.I.T.)

19/01/2023 di Redazione Giornalettismo

In Italia esiste, dal 2007, la Società Italiana di Telemedicina (S.I.T.) che nasce come società medico-scientifica senza scopo di lucro e senza finalità sindacali – come spiegato sul sito – e che agisce per mettere le basi della sanità del futuro (e del presente, considerato il periodo di pandemia) così come predisposto dai ministri della Salute UE già a maggio 2003. Cosa fa, in termini pratici, la Società Italiana di Telemedicina? Essa si «orienta anche alla educazione dei pazienti e cittadini, alla formazione del personale, si fonda sulla ricerca clinica e tecnologica, e mira a superare non solo confini di spazio e di tempo, ma tutte le barriere che impedisco o riducono l’efficienza degli atti medici». Inoltre, la Società ha un ruolo attivo – attraverso una rete organizzata di Sezioni Regionali – nel «mitigare la pandemia sul territorio e soprattutto per organizzare e promuovere la tele-assistenza sullo stesso». Per capire a che punto siamo con la Telemedicina in Italia abbiamo scelto di chiamare in causa Antonio Vittorino Gaddi, presidente S.I.T.

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PNRR e Telemedicina: il governo Draghi ha tracciato (bene), il governo Meloni segue (bene)

Sull’impatto del PNRR e dei fondi erogati per la Telemedicina il presidente Gaddi ha un quadro molto chiaro sia per quanto riguarda ciò che è stato finora sia sulle ipotesi per il futuro. «A quanto mi risulta, il PNRR per la digitalizzazione della Salute era partito come impostazione tecnica debole dal punto di vista scientifico ma – con l’avvento di Mario Draghi – sia per gli aspetti sul controllo dei fondi attraverso le Unità anticorruzione, sia attraverso il coinvolgimento di esperti (in un meccanismo che non aveva niente a che vedere con questioni politico-partitiche elettorali) con l’intento di fare bene, ha fatto un salto in avanti. Per ciò che mi risulta in questi primi mesi, il governo Meloni ha fatto un ulteriore salto in avanti sia sul controllo della correttezza delle spese che per la volontà di far parlare gli esperti». Gaddi conferma, quindi, la continuità del lavoro del governo Meloni rispetto a ciò che è stato tracciato dal governo Draghi «in modo energico. Con questi presupposti molto positivi, andremo a vedere i risultati».

I più grandi limiti della telemedicina in Italia

«La telemedicina fornisce dei vantaggi – fa sapere il presidente Gaddi ai microfoni di Giornalettismo – che la pesantissima burocrazia italiana rischia di farci perdere. Si tratta di un aspetto che andrebbe abolito totalmente». Al di là di questo specifico limite c’è da considerare un, sia a livello italiano che europeo, che è da «guardare con grandissima attenzione e da studiare che è la forza potentissima della telemedicina che va incanalata e gestita bene, altrimenti si rischiano risultati peggiorativi». Si parla, in questo caso, dei rischi che l’utilizzo di AI e del machine learning in modi scorretti possono far correre in un ambito – quello della salute delle persone – nel quale non è assolutamente possibile permettercelo.

Dei limiti specifici in questi due sensi abbiamo parlato con il professore Gaddi approfondendo la situazione in un articolo parte incentrato solo su questa tematica.

PNRR e machine learning: la regolamentazione in atto

Il potenziale dell’utilizzo del machine learning in ambito sanitario è veramente grande – sia in senso positivo che in senso negativo – quindi i soldi del PNRR che tramite bando vengono destinati a coloro che vogliono aderire vanno erogati solo nella sicurezza che venga garantito un certo standard. «Come società, abbiamo creato un accordo quadro con Cineca, Istituto Nazionale Di Fisica Nucleare e ISS: da un lato, Cineca e INFN hanno la potenza di calcolo e sistemisti, tra i pochi che possono fare davvero il machine learning, e l’ISS ha in mano il regolatorio, noi abbiamo i dati scientifici e i dati dei pazienti, la tutela del malato e la tutela dei medici».

Il frutto dell’accordo è chiaro: «Coloro che governano il machine learning non possono neanche sognare di farlo a caso o a vanvera perché, altrimenti, siccome la legge stimola a fare medicine e a usare tecnologie innovative e – intanto – anche le imprese private sono interessate a vendere, tutti vanno a fare delle cose che possono essere utili, del tutto inutili (che è l’ipotesi più probabile) o dannose con una probabilità anche abbastanza alta».

Come andrà a finire questo investimento del PNRR nella Telemedicina e, in generale, nella digitalizzazione dell’ambito salute? «Noi speriamo di controllare bene il fenomeno – chiarisce il presidente della Società Italiana di Telemedicina -, secondo me però è ragionevole e fisiologico, in parte, che il 50% delle risorse potrebbero andare sprecate facendo cose innovative. A livello di controllo di correttezza della spesa nella sanità digitale mi auguro che sia il 100%».

Alla fine dei conti, quindi, lo stato della Telemedicina in Italia è buono – attualmente – ma i risultati ottenibili grazie ai fondi del PNRR devono essere sudati sul campo e non sono scontati a priori. Per approfondire ulteriormente queste tematiche c’è da segnalare, i prossimi 10 e 11 marzo a Bologna, la «International Bologna Consensus Assembly on Telemedicine».

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