Il controllo della nostra salute passa (anche) da uno Smart Watch che ci invita ad alzarci e camminare?

La telemedicina è uno strumento utile a tenere la nostra salute sotto controllo, con comodità. Ovvero, con la possibilità di usufruire a distanza di servizi sanitari. L'utilizzo di SmartWatch è uno di questi servizi? Quando i nostri orologi smart ci dicono di alzarci e fare due passi, ci sentiamo incoraggiati o disturbati?

19/01/2023 di Giorgia Giangrande

La telemedicina è l’insieme di tecniche mediche e informatiche che permettono la cura di un paziente a distanza o più in generale di fornire servizi sanitari a distanza. Dunque, in mano a chi sta la cura della nostra salute? A persone competenti che, con l’evoluzione digitale, hanno aggiunto ai loro lavori da studio una versione digitale di questi ultimi; ma anche a tutte quelle app, device, strumenti a cui ogni giorno affidiamo i nostri dati sanitari, come gli SmartWatch. Talvolta, dimentichiamo come siano dispositivi in grado di misurare i nostri battiti cardiaci, la nostra pressione sanguigna, i nostri momenti particolare tensione o pigrizia. Poi, di tanto in tanto, la vibrazione di una notifica ce lo ricorda: «Alzati in piedi e muoviti per un minuto».

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SmartWatch che invitano ad alzarci: sicurezza o controllo dei dati sanitari?

Il promemoria «Alzati in piedi!» di alcuni orologi smart può essere un innegabile incoraggiamento benefico in una direzione più sana, ma non tutti si sentono a proprio agio quando un dispositivo digitale (e non un medico) invita ad alzarsi e a muoversi per un minuto ogni ora. Inoltre, ci sono momenti in cui non è pratico, se non impossibile, stare in piedi ogni ora – basti pensare a una riunione di lavoro che si prolunga più del previsto.

Dunque, se la notifica alle lunghe dovesse recare disturbo, è possibile disattivarla dalla sezione Attività della propria app da smartphone, spuntando quel tipo di avviso. Il focus di questo articolo, però, non è tanto il come abituarsi o rimuovere un avviso relativo alla nostra salute, bensì perché abbiamo al polso dei dispositivi a cui abbiamo affidato consapevolmente i nostri dati sanitari e il perché poi questo ci provochi un effetto straniante.

Questo è accaduto perché, nel corso degli anni, la lunghe file dal medico di base – con il rischio di ammalarsi più di quanto già non lo si fosse – hanno lasciato il posto a modi più smart di prendersi cura della propria salute. Si tratta di un cambiamento che riguarda per lo più le nuove generazioni, ma che – con il supporto dei propri familiari – può riguardare anche i più anziani (sempre un po’ restii a cambiare le proprie abitudini). La telemedicina non è una modifica delle abitudini sanitarie, ma un adeguamento di queste a strumenti digitali, che consentono di contattare dei medici o dei professionisti della sanità o che aiutano le persone che hanno delle malattie a monitorare le proprie condizioni di salute e il proprio percorso di cura.

L’app Salute di iOS is the new cartella clinica

Tra gli SmartWatch disponibili nel mercato, l’Apple Watch è tra quelli che più lavora in sinergia con gli altri device del circuito Apple. Per esempio, con l’app Salute dell’iPhone, in cui è possibile monitorare – tra le altre cose – il numero dei passi, le ore di sonno, il controllo dei farmaci che si assumono e, per le donne, anche il ciclo mestruale. Per quanto riguarda quest’ultimo, correva l’anno 2009 quando il Vanity della NGM veniva presentato nel mercato come «il cellulare per le donne» (in barba a qualsiasi battaglia sulle questioni di genere): aveva uno specchio nel suo retro e permetteva di registrare le date del ciclo mestruale.

Che poi effettivamente funzionasse è tutta un’altra storia, ma abbiamo compiuto questo salto nel passato per tornare a dove tutto è iniziato. Dalla NGM alla notifica della Apple «Il tuo ciclo dovrebbe iniziare nei prossimi 9 giorni» il passo non è stato così breve se pensiamo che sono passati almeno dieci anni. Nonostante ciò, si tratta di avvisi che possono migliorare il nostro stile di vita, che possono permetterci un controllo della nostra salute quando questa – nel flusso quotidiano – passa in secondo piano. Davvero pensiamo che ci serva un orologio o un’app per ricordarci di bere, di muoverci un po’ o di prenotare una visita ginecologica?

Gli anziani – o, più semplicemente, i più scettici – risponderebbero di no. Ma vogliamo credere che la vendita – e il conseguente acquisto – di device sempre più precisi nel monitoraggio e controllo dei nostri dati sanitari sia indice solo di una scelta di marketing vincente? A voi la risposta (ma prima date un’occhiata all’anno riportato nel vostro calendario – magari dall’app Calendario sul vostro SmartWatch).

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