Meta investe su una “pelle” tecnologica per sviluppare l’intelligenza artificiale (e il Metaverso)

Si chiama ReSkin ed è stata realizzata in collaborazione con Carnegie Mellon University. Il suo costo ridotto e la sua versatilità potrebbero consentire di abbinare il tatto alla vista e l'udito

06/11/2021 di Enzo Boldi

La sinestesia passa anche dal tatto. Dopo i progetti già attivi e consolidati (basti pensare ai visori per la realtà aumentata Oculus, anche se sembra essere già il passato) per sviluppare percezioni sensoriali nella realtà virtuale, Meta ha deciso di andare oltre, investendo nella ricerca per una pelle ultra-tecnologica che potrebbe aprire le porte a una forma ancora più profonda e intensa del Metaverso. Si chiama ReSkin ed è un prodotto che sarà utilizzato, almeno all’inizio, per lo sviluppo delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Ma l’obiettivo, seppur non dichiarato esplicitamente, è quello di aggiungere alla vista e all’udito anche il tatto nella futura vita distopica.

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Ci vuole tatto. L’annuncio ufficiale del via libera al progetto ReSkin – la pelle tecnologica realizzata in collaborazione con la Carnegie Mellon University – arriva direttamente dai canali ufficiali di Meta. A parlarne, sul blog che si occupa di Intelligenza Artificiale a Menlo Park, è uno dei capi dell’area di ricerca sull’AI dell’azienda, Abhinav Gupta. E lo fa con toni quasi trionfalistici, spiegando come la percezione tattile sia fondamentale per l’evoluzione tecnologica. Soprattutto perché il prodotto che hanno sviluppato è a basso costo e consente un maggior numero di sperimentazioni.

ReSkin, la pelle tecnologica per il tatto nel Metaverso

«Una pelle con rilevamento tattile generalizzato come ReSkin fornirà una fonte di ricchi dati di contatto che potrebbero essere utili per far progredire l’intelligenza artificiale in una vasta gamma di attività basate sul tocco, tra cui la classificazione degli oggetti, la propriocezione e la presa robotica – spiega Gupta -. E i modelli di intelligenza artificiale addestrati con abilità di rilevamento tattile apprese saranno in grado di svolgere molti tipi di compiti, compresi quelli che richiedono una maggiore sensibilità, come lavorare in ambienti sanitari o una maggiore destrezza, come manovrare oggetti piccoli, morbidi o sensibili».

Nessun riferimento al Metaverso, ma le indicazioni del recente passato date da Mark Zuckerberg non possono che far pensare a un futuro utilizzo esteso anche alla realtà virtuale “messa a disposizione” degli utenti. Perché se per il momento si parla di progetto open source e a basso costo che consentirà a tutti di poter sviluppare con maggiore celerità, minor margino di rischio e minor spesa tecnologie di intelligenza artificiale, il futuro distopico è la linea che Menlo Park intende seguire per arrivare – a piccoli passi – verso quel Metaverso. Partendo dall’udito, passando per la vista e, ora, arrivando al tatto e alla sua percezione.

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