L’effetto “tana del coniglio” su TikTok, il social su cui gli italiani passano più tempo

Ben 32 ore al mese a scrollare tra un video e l'altro. Sullo sfondo una procedura formale aperta dalla Commissione UE

24/02/2024 di Redazione Giornalettismo

In un solo mese, gli italiani passano oltre 32 ore su TikTok. Un lasso di tempo enorme che, inevitabilmente, diventa la cartina di tornasole di moltissime problematiche, soprattutto per quel che riguarda i minori e la loro salute mentale. Non è casuale, infatti, la decisione della Commissione Europea di aprire un’indagine, una procedura formale, nei confronti della piattaforma. E lo ha fatto citando alcuni dei princìpi fondamentali del Digital Service Act, quelli legati all’age verification e – soprattutto – all’algoritmo dei contenuti suggeriti in base alle preferenze e alle abitudini di navigazione degli utenti. Ed è qui che subentra il cosiddetto effetto tana del coniglio.

Tana del coniglio, la procedura formale su TikTok

La Commissione UE questa volta non si è concentrata esclusivamente sui contenuti e sulla loro natura. Vuole indagare a fondo sul funzionamento tecnico della piattaforma, sottolineando un concetto fondamentale: l’effetto tana del coniglio. Quel rabbit home che richiama la narrazione fatta da Lewis Carrol in “Alice nel Paese delle meraviglie”. Quell’ingresso in un mondo parallelo, fantastico e dalle sfumature surreali che rischiano di creare nei più giovani dipendenza e dissociazione dal mondo reale. Per dirla in poche parole: quel loop infinito di video che scorrono uno dietro l’altro in base all’algoritmo comportamentale potrebbe essere dannoso per la salute mentale dei più piccoli.  E mentre su TikTok sono stati rimossi i contenuti che facevano riferimento a una challenge basata sull’autolesionismo, le indagini proseguono.

Nonostante il tempo trascorso su TikTok, la piattaforma non è quella più utilizzata dagli italiani. In vetta alla classifica (anche nell’indice di preferenza) c’è Whatsapp, seguito – a sorpresa – da Facebook e Instagram. Il social della Gen Z, inoltre, è preceduto in questa graduatoria – figlia di un report realizzato da We Are Social – anche da Messenger e Telegram. L’incidenza temporale della permanenza in app, però, diventa la più grande discriminante per capire se siano concrete le preoccupazioni sulla salute mentale dei minori che frequentano la piattaforma.

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