Perché “Stati Uniti contro Google” può essere il processo del Secolo

Martedì 12 settembre è iniziata la causa giudiziaria. Il colosso è accusato di abuso di posizione dominante nel mercato dei motori di ricerca

17/09/2023 di Redazione Giornalettismo

Martedì 12 settembre è iniziato un processo che potrebbe cambiare le dinamiche e i paradigmi del mercato digitale. Tra circa dieci settimane, infatti, un giudice stabilirà se Google ha abusato della sua posizione dominante nell’ecosistema dei motori di ricerca. Non si tratta di un’azione legale di un singolo, ma la denuncia – in seguito a un’istruttoria aperta nel 2019 dall’Antitrust americano – da parte del Dipartimento di Giustizia USA. Per questo motivo la causa Stati Uniti contro Google rischia di rappresentare una svolta per tutte le aziende Big Tech.

Stati Uniti contro Google può essere la causa del Secolo

L’accusa è piuttosto semplice: attraverso pratiche commerciali scorrette (compresi accordi economici con i produttori di smartphone e pc), il colosso di Mountain View avrebbe fagocitato il mercato dei motori di ricerca, “imponendo” Google come predefinito a scapito di tutti gli altri: da DuckDuckGo a Bing, passando per Yahoo. Qualora fosse confermato l’impianto accusatorio, il rischio è quello di capovolgere lo status quo, aprendo le porte alla concorrenza che per anni è stata soffocata da queste dinamiche. In attesa di scoprire come andrò a finire questa vicenda (e quali riflessi porterà sul mondo digitale), è importante conoscere i dati: in Italia, oltre il 96% della popolazione utilizza Google come motore di ricerca. Nel mondo, questo dato è leggermente più basso (il 90%). Agli altri, le briciole.

E nel bel mezzo di questa vicenda, ecco che un altro attore protagonista del mondo digitale torna a far parlare di sé: Elon Musk, attraverso X Corp, ha fatto causa allo Stato della California per aver approvato una legge che obbliga le piattaforme social a pubblicare ogni anno un report sulle proprie attività di moderazione e rimozione di contenuti dannosi. Vi ricorda qualcosa questo impianto normativo? A noi, in parte, ricorda il Digital Service Act.

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