Cosa può succedere se Google perdesse la causa contro gli Stati Uniti?

Ci sono molteplici scenari. Ovviamente, il colosso di Mountain View è sicuro di spuntarla. Ma in caso contrario andrebbe rivista tutta la logica che ha animato fino a questo momento il mercato delle Big Tech

12/09/2023 di Gianmichele Laino

L’oggetto del contendere è tutto lì, intorno a quei 45 miliardi di dollari all’anno che Google ha versato tra Apple, Samsung, Motorola e LG per fare in modo che, sui sistemi operativi di questi device, il suo motore di ricerca fosse quello preimpostato. In seguito a un ricorso e con la presa di coscienza della posizione da parte di 35 stati degli USA, in queste ore si sta dando il via a una causa legale che sarà destinata a durare 10 settimane e che potrebbe sconvolgere – in caso di esito sfavorevole a Google – l’intero settore delle Big Tech. Perché questo è, in realtà, lo scenario più interessante che può venire fuori da questa situazione. Il fatto che un tribunale possa riconoscere effettivamente in questo atteggiamento di Google un abuso di posizione dominante imporrebbe limitazioni a Mountain View e spalancherebbe la strada a nuovi attori nel mercato dei motori di ricerca. Ma quanto questa cosa è verosimile?

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Scenari se Google perde la causa negli Stati Uniti: cosa succederebbe?

Il precedente di 25 anni fa indicherebbe lo scenario peggiore per Google. All’epoca dei fatti, in primo grado e in risposta a un’accusa del tutto simile, fu chiesto a Microsoft di scindersi per evitare che l’installazione di Explorer su tutti i device che usavano il suo sistema operativo potesse essere considerata una violazione dello Sherman Antitrust Act. In appello, questa sentenza venne ribaltata.

Se si dovesse seguire la tendenza della prima sentenza, Google dovrebbe scorporare tutta quella parte (presente nei tre capi d’accusa su sette che sono stati accettati dal giudice Amit Mehta) dedicata al motore di ricerca dalle sue attività imprenditoriali. Con la diretta conseguenza di un danno d’immagine (oltre che sulla composizione stessa della società) davvero importante. Il rischio, infatti, non è di natura pecuniaria: non verrebbe richiesto il pagamento di alcuna multa a Google. Ma più grave di una richiesta di sanzione sarebbe l’eventuale ingiunzione rispetto al divieto di continuare a mettere in atto delle pratiche anticoncorrenziali (con la conseguenza dello scioglimento dell’azienda che abbiamo appena spiegato).

La realpolitik: cosa succederà davvero

Possiamo concretamente immaginare che un’azienda da oltre 300 miliardi di dollari di fatturato (stima basata sui dati del 2021), con l’influenza che esercita su istituzioni e cittadini, possa davvero finire in questo modo? In realtà, Amit Mehta, il giudice che sta istruendo il processo (in assenza di una giuria popolare), sembra essere abbastanza sensibile alle istanze delle aziende che si occupano del settore digitale.

Un ruolo importante, tuttavia, verrà giocato dalla decisione presa sull’eventuale occultamento di prove (la cancellazione di messaggi interni e di mail in cui si evidenziavano elementi utili alla definizione del problema) di cui Google si sarebbe reso responsabile. Potrebbe essere questo – più che la posizione anticoncorrenziale in sé – a determinare l’esito del processo. In ogni caso, sia l’appello di 25 anni fa che avvantaggiò Microsoft, sia – più recentemente – il blocco dell’acquisizione di Activision da parte di Microsoft e di Within fanno propendere per un sistema giudiziario americano che – quando si tratta di Big Tech – sembra essere molto permissivo. Con buona pace della concorrenza.

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