I social network non sono riusciti a contrastare la disinformazione sulle elezioni in Kenya

Cosa non ha funzionato nella strategia dei social network, soprattutto Facebook, per le elezioni in Kenya?

11/11/2022 di Redazione

Secondo uno studio condotto dalla Mozilla Foundation, Facebook, TikTok e Twitter non sono riusciti a contrastare la disinformazione sulle elezioni di agosto in Kenya.

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Cosa non ha funzionato nella strategia dei social network, soprattutto Facebook, per le elezioni in Kenya?

Lo studio ha rilevato che il sistema messo in atto da questi social network, cioé quello di “etichettare” i post relativi alle elezioni e di invitare gli utenti a informarsi sul tema, è stato fallimentare. Poche ore dopo la fine delle operazioni di voto in Kenya, sui social network hanno iniziato a diffondersi informazioni false sui candidati che avrebbero vinto. In particolare Facebook non aveva introdotto nessuna etichetta per i post che trattavano temi legati alla politica durante le elezioni, consentendo quindi la diffusione della propaganda e delle informazioni false. Prima delle elezioni, ogni società aveva rilasciato delle dichiarazioni su come avrebbero gestito le informazioni relative alle elezioni in Kenya e sulle misure che avrebbero adottato per limitare la diffusione della disinformazione. Queste società di social network solitamente si affidano alle collaborazioni con organizzazioni esterne che si occupano di verifica delle notizie quando devono affrontare momenti simili. Odanga Madung, che ha condotto lo studio, ha affermato che in Kenya il livello di fiducia nelle istituzioni è molto basso e questo avrebbe dovuto suggerire che la soluzione di etichettare i post sui social, che ha funzionato in alcuni casi nei Paesi occidentali, avrebbe potuto non funzionare allo stesso modo in Kenya.  Le elezioni di quest’anno in Kenya sono state diverse dalle precedenti poiché la Independent Electoral and Boundaries Commission (IEBC) ha pubblicato tutti i dati sui risultati delle elezioni nell’ottica della promozione della trasparenza ma alcuni media, i partiti dei principali candidati alla presidenza hanno condotto conteggi paralleli che hanno portato a risultati discordanti e che hanno contribuito all’aumento della diffusione di disinformazione online. Sui social hanno iniziato a diffondersi «affermazioni premature e false sui candidati vincitori, dichiarazioni non verificate relative alle pratiche di voto e account di personaggi pubblici falsi e parodistici», ha detto Madung.

Lo studio ha anche rilevato che Facebook ha permesso ai politici di fare pubblicità fino poche prima del giorno delle elezioni, violando la legge del Kenya che stabilisce che le campagne elettorali finiscano due giorni prima del voto. Meta, società proprietaria di Facebook, consentendo l’acquisto di annunci pubblicitari da parte dei politici fino a poche ore prima del voto, ha applicato regole meno severe in Kenya rispetto agli altri mercati. Secondo Madung nessuno degli annunci pubblicitari su Facebook aveva le etichette previste per i contenuti politici. Meta avrebbe quindi semplicemente preso i soldi dell’inserzionista e permesso loro di diffondere informazioni non verificate al pubblico.

Un portavoce di Meta ha detto a TechCrunch: «Ci siamo preparati per le elezioni in Kenya e abbiamo implementato una serie di misure per mantenere le persone informate, inclusi strumenti per rendere più trasparenti le pubblicità politiche, in modo che le persone possano esaminarle. Nei nostri “Standard pubblicitari” chiariamo che gli inserzionisti devono assicurarsi di rispettare le leggi elettorali del Paese dove desiderano pubblicare annunci».

 

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