Per gli ideatori del blog Spinoza «la satira dovrebbe colpire con più durezza i social e i loro meccanismi»

Nell'intervista a Spinoza e a chi sta dietro al progetto abbiamo scoperto non solo i numeri ma anche personalità e intenti di chi ha creato la community satirica

03/11/2022 di Ilaria Roncone

Se diciamo Spinoza ai più verranno in mente battute sagaci, taglienti e politicamente scorrette su temi politici da decenni. Abbiamo contattato gli ideatori di questo blog, Alessandro Bonino e Stefano Andreoli, che lo hanno fondato all’epoca – con poche decine di lettori – e gestiscono ora le pagine social da milioni di follower sempre con lo stesso spirito: «Spinoza è e resterà sempre un hobby, il cui scopo principale è il puro divertimento», come ha raccontato ai microfoni di Giornalettismo Stefano Andreoli – che nella vita fa l’autore televisivo a tempo pieno, specializzato in comicità e intrattenimento -. In questa intervista a Spinoza abbiamo voluto parlare non solo del progetto in sé ma anche di come sono cambiate le interazioni delle persone con il progetto stesso da quando è arrivato il governo Meloni.

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Da blog a community: il momento in cui la storia di Spinoza è cambiata

L’ideatore non ha dubbi, un momento tra i più significativi è senz’altro «quel lontanissimo giorno di aprile 2008, all’indomani delle elezioni politiche che avrebbero portato al quarto (e ultimo) governo Berlusconi». Il successo e la diffusione del blog, che poi è diventato una vera e propria community, è arrivato quando «Repubblica pubblicò un articolo intitolato “Le elezioni viste dalla rete”, che nelle prime righe conteneva un link a Spinoza e al post pubblicato per l’occasione. Il sito, che fino a quel momento aveva poche decine di lettori, divenne subito inaccessibile per le troppe visite. Molti di questi nuovi lettori, dotati di talento comico, iniziarono a inviare battute alla nostra mail; si formò in breve tempo una community, che decidemmo di strutturare pochi mesi dopo, aprendo un forum che è tuttora attivo e conta oltre due milioni di contributi».

Una community che, ad oggi, ha un funzionamento molto ben definito: «È una gioiosa, dispotica carovana di varia umanità nella quale ci si scanna per ore (ovviamente senza vedersi fisicamente) sulle battute da pubblicare – spiega l’ideatore -. Si dibatte sia sulla sostanza che sulla forma, fino ad accapigliarsi sulle virgole. È un esercizio che ci diverte ancora, anche se a distanza di tanti anni i linguaggi, per fortuna, sono cambiati e la battuta “classica” può suonare inflazionata; senza contare che i social sono invasi da roba brutta o scopiazzata. Ma continuo a considerare la battuta uno splendido esercizio di sintesi, utile per chiunque faccia un lavoro anche minimamente creativo; chi sa scrivere una buona battuta è sicuramente un buon comunicatore».

Per capire la comicità di Spinoza basta andare a vedere uno degli ultimi contenuti condivisi, a fine ottobre, che ha collezionato migliaia di cuoricini solo su Twitter: «Quando lavori nella comicità da tanti anni, associare contesti differenti prendendo come pretesto di una piccola analogia è praticamente un riflesso condizionato. Il concetto di “appeso capovolto” porta subito a pensare al corpo di Mussolini, e la coincidenza del 1945 era troppo ghiotta per non essere sfruttata comicamente. Si sfruttano due temi molto attuali creando una connessione: in genere questo tipo di chiave comica “incrociata” riscuote sempre un buon successo», spiega Andreoli.

Col governo Meloni «interazioni e commenti sono aumentati di parecchio»

E c’era da aspettarselo. Tanto che, mentre scriviamo, il sito è in down per i troppi accessi: «Nei periodi politicamente più accesi c’è sempre un rinnovato interesse per la satira, e anche noi abbiamo pubblicato a un ritmo molto più alto. E i risultati si sono visti: come ai tempi d’oro, il sito ha avuto vari problemi per i troppi accessi, una cosa che da anni non succedeva. Il fascismo è uno di quei temi-trigger che innescano sempre reazioni molto forti; ho l’impressione che Giorgia Meloni ci abbia marciato molto, facendo in modo che i suoi oppositori si concentrassero più su riferimenti e simboli (come la famigerata fiamma) che non sui contenuti del suo programma elettorale. Lei può rispondere alle critiche dicendo “Io bado ai fatti, non a queste cose” e tutto alla fine torna a suo vantaggio».

«La satira dovrebbe colpire con più durezza i social e i meccanismi che li governano»

«Anzi, penso che sui social la satira non dovrebbe starci proprio», ha commentato l’ideatore di Spinoza facendo una riflessione sul modo in cui i social network influenzano la nostra vita e quello che pubblichiamo. Nell’ottica di un progetto con il quale si è scelto di non monetizzare, «non abbiamo mai accettato partnership sponsorizzate, né abbiamo mai sponsorizzato post su alcun social network. Non che voglia criticare chi lo fa, ci mancherebbe, ognuno è libero». Non c’è un intento polemico quanto più la scelta di fare una riflessione, appunto: «Credo che la satira dovrebbe colpire con più durezza i social e i meccanismi che li governano, anzi, penso che sui social la satira non dovrebbe starci proprio. I social tendono a privilegiare la quantità rispetto alla qualità dei contenuti, costringendoti a postare a raffica per mantenere visibilità. Ci hanno cambiato la testa, il modo di comunicare, il modo di rapportarci con gli altri, e non so se gli aspetti positivi bastino a compensare quelli negativi».

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