Quindi alla fine (nonostante gli insulti preventivi) Napolitano, Rubbia e Piano non erano in Senato

Sui social circolavano anche foto segnaletiche, senza alcun motivo

19/01/2021 di Enzo Boldi

L’odio corre sui social e sembra non poter essere arginato. Questa mattina abbiamo parlato delle foto segnaletiche, con i volti dei sei senatori a vita, che circolavano sui social. Il tutto condito dai classici insulti e riferimenti al Covid. Insomma, la questione della fiducia al governo Conte-2 (ottenuta con flebili 156 sì, con il Ciampolillo gate) a Palazzo Madama ha provocato il classico black-out mentale che ha dato vita al classico delirio che trova sui social il suo punto ideale di arrivo. Il tutto senza motivo: le sei personalità sono libere di votare qualsiasi tipo di provvedimento (anche una mozione di fiducia o sfiducia a un esecutivo) e, oltretutto, tre su sei non hanno varcato nella giornata di oggi la soglia del Senato.

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Presenti in Aula, infatti, i soli Mario Monti, Liliana Segre (già vittima di vili attacchi social dopo l’annuncio del suo arrivo a Roma per votare la fiducia al Senato) ed Elena Cattaneo. Assenti gli altri tre senatori a vita: il fisico – già Nobel per la Fisica nel 1984 – Carlo Rubbia, l’architetto Renzo Piano e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Assenze annunciate, ma ora, con il voto di Palazzo Madama, sono state certificate: loro tre non si sono recati a Roma (nello specifico al Senato) per votare la fiducia al governo Conte-2.

Senatori a vita, tre assenti su sei

Eppure anche loro tre sono stati oggetto di insulti e foto segnaletiche sui social. Il motivo? Perché il loro voto (i senatori a vita hanno facoltà e diritto di esprimere il proprio consenso o dissenso in Aula per qualsiasi tipo di provvedimento, legge, decreto o mozioni di sfiducia o fiducia) sarebbe andato a infoltire l’instabile maggioranza del governo a Palazzo Madama. Ma loro non c’erano e insultare una persona (quindi anche gli altri tre) perché svolge una mansione garantita dai principi costituzionale è l’esatto emblema di come ci sia un clima tossico. In politica e non solo.

(foto di copertina: Italy Photo Press)

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