Salvini non sarà più l’uomo solo al comando della Lega
Centrodestra in subbuglio dopo le regionali, ma lo stesso Carroccio vuole riorganizzarsi
24/09/2020 di Gianmichele Laino
La sensazione è che il tempo del Capitano sia finito. Sia chiaro: non come leader di partito. La Lega resterà saldamente nelle sue mani. Tuttavia, il Carroccio sta pensando a una struttura meno verticistica, che possa allargare la sua segreteria ed evitare che Matteo Salvini possa essere il solo uomo al comando, il decisore finale, colui che detta la linea con gli altri a inseguirlo. Per questo si sta pensando a una vera e propria segreteria Salvini per risolvere la situazione resa scricchiolante dall’esito delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre.
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Segreteria Salvini, la soluzione per le scelte collegiali nella Lega
È lo stesso Matteo Salvini, del resto, a parlare di questa soluzione: «Ci sarà una segreteria politica – ha detto a Porta a Porta -. Io più delego, più son contento. È un momento in cui la società ha bisogno di risposte precise. Abbiamo creato dei dipartimenti. Quindi ci stiamo organizzando alla vecchia maniera. Non credo al partito di plastica, alla piattaforma Rousseau e al partito spot, credo ai consiglieri comunali e regionali».
Un partito vecchia scuola, sulla scia di quello che succedeva negli anni Settanta e Ottanta, sebbene aperto alle nuove tecnologie. Quei social network, per intenderci, che sono stati così fondamentali nell’ascesa politica di Matteo Salvini, fino a proporre la sua candidatura a presidente del Consiglio (Lega Salvini Premier, non dimentichiamolo).
Segreteria Salvini, le anime diverse della Lega
Tuttavia, quello a cui deve stare molto attento Matteo Salvini è il fatto che, nei partiti vecchia scuola, c’erano anche le correnti. Probabilmente, non avrà più il consenso bulgaro che ha fatto registrare all’ultimo congresso della Lega, soprattutto perché – nel Carroccio – le anime diverse rispetto alla strategia di Salvini non mancano. Giancarlo Giorgetti, che ad esempio ha dichiarato di aver votato NO al referendum sul taglio dei parlamentari, ha già ammonito la Lega a non ripetere gli errori del passato (come ad esempio l’astensione sul mancato riconoscimento di Lukashenko come presidente della Bielorussia, deciso al Parlamento europeo). E poi c’è l’ombra di Luca Zaia, che aleggia lunga sulla segreteria di Salvini.
Insomma, non c’è più l’uomo solo al comando della Lega. Queste elezioni che Salvini dichiara soddisfacenti («se questo è perdere, allora preferisco sempre perdere così») rischiano di essere più taglienti di quanto potesse sembrare all’inizio.