Siamo o no nella seconda ondata? Cosa dicono i modelli matematici

Con la giornata di oggi si è usciti, per la prima volta dal mese di settembre, dal trend lineare previsto per le terapie intensive in Italia

09/10/2020 di Enzo Boldi

Le ultime misure adottate dal governo hanno rappresentato un parziale passo indietro per tentare di scongiurare l’aumento dei contagi e far risalire la curva epidemiologica in Italia. Gli effetti, come già accaduto nel mese di marzo, non saranno immediati e mostreranno i primi risultati tra qualche settimana. Nel frattempo i numeri continuano a crescere: sia per quel che riguarda i nuovi contagiati (fortunatamente c’è anche un buon livello di persone dichiarate guarite ogni giorno) sia per quanto concerne i cittadini ricoverati con sintomi e in terapia intensiva. E proprio attorno a questi dati si evidenzia la nuova evoluzione del Coronavirus in Italia. Ma si può già parlare di seconda ondata?

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La situazione è differente rispetto a quanto vissuto solo pochi fa in Italia: è aumentato il numero di tamponi e, di conseguenza, questa volta si sta riuscendo a individuare (e isolare) in modo più capillare anche quel substrato di asintomatici che, probabilmente, era presente anche nella primavera scorsa. Ma come spiegato dal professor Massimo Galli, tra marzo e aprile si testavano solamente le persone con sintomi. Ora la macchina è migliorate e lo screening porta a scavare verso la base della classica punta dell’iceberg. Ma quali sono i numeri che fanno pensare all’inizio di una seconda ondata? Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per lo Studio di Politica Internazionale), mostra come alcuni degli ultimi dati abbiano segnato un rialzo verso l’alto rispetto all’andamento lineare dei modelli matematici (che, in base ai dati, provano a indicare quella retta che segna il target da non superare.

Seconda ondata, cosa dicono i modelli matematici

Nello schema proposto dal ricercatore dell’Ispi si fa riferimento a quel modello matematico sull’andamento lineare dei pazienti (positivi al Coronavirus) ricoverati nei reparti di terapia intensiva in Italia. Con i dati pubblicati oggi dal Ministero della Salute, quella cifra ha toccato quota 387. Ed è la prima volta da quasi un mese che l’andamento di questa curva non segue quel fit lineare e travalica il confine della retta basata sui modelli matematici.

Le terapie intensive in Italia

Un dato da non sottolineare, come spiega Matteo Villa. Per il momento la situazione non è grave, ma questo picco potrebbe rappresentare la cartina di tornasole della seconda ondata del Coronavirus in Italia. Perché i problemi più consistenti dei mesi di marzo e aprile erano proprio i ricoveri delle persone in condizioni più gravi. Un campanello d’allarme da non sottovalutare. Senza fare allarmismi, ma leggendo freddamente i dati che arrivano quotidianamente.

(foto di copertina: da profilo Twitter di Matteo Villa per IspiOnline)

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