Primo Maggio, i riders parlano con Boldrini: «Ci sentiamo traditi da Di Maio» | VIDEO

I riders sono diventati il simbolo del nuovo sfruttamento sul posto di lavoro. Non potevano che essere loro uno dei poli di attenzione maggiore in questo Primo Maggio. Per questo, nel corso della manifestazione nazionale di Bologna, hanno avuto modo di interloquire con le istituzioni. Particolarmente interessante è stato il colloquio avuto tra un gruppo di riders e Laura Boldrini, nel corso del quale questa specifica categoria di lavoratori si è detta delusa delle promesse non mantenute del governo, in modo particolare di quelle del ministro del Lavoro Luigi Di Maio.

Riders con Boldrini a Bologna, il confronto

«Ci avevano detto che avrebbero inserito un emendamento ad hoc per la nostra categoria nel decreto dignità per farci diventare lavoratori subordinati – ha detto un rappresentante dei riders a Laura Boldrini -, ma poi non si è fatto nulla. In seguito, il governo ha aperto un tavolo lunghissimo con noi riders, con le aziende e con i sindacati di categoria. Ma il tavolo non ha portato a niente perché le grandi aziende non hanno voluto mediare».

I riders, poi, hanno riportato una tappa ulteriore della loro incessante trattativa con l’esecutivo. Si era aperta, infatti, anche una finestra per inserire un emendamento per rendere i riders lavoratori dipendenti all’interno del decretone su reddito di cittadinanza e quota 100. Ma anche questa volta, nulla è venuto alla luce: «Di Maio negli ultimi giorni ci ha detto: ‘fermi tutti, l’emendamento è pronto, lo inseriremo nel salario minimo’. Ma noi ci siamo fatti sentire, dicendo che da parte nostra non c’è nessuna fiducia. Nel corso di quest’anno sono morti due nostri colleghi e tanti altri si sono gravemente infortunati».

I riders a Boldrini: «Ci siamo sentiti traditi da Di Maio»

La Boldrini ha chiesto informazioni sulla rappresentanza dei riders nell’interlocuzione con le istituzioni e poi ha proposto di mettere nero su bianco un emendamento da presentare alla Camera nel contesto opportuno. Un’operazione che potrebbe ricordare, nelle modalità, quella dell’emendamento sul revenge porn, entrato a far parte del Codice Rosso dopo il primo input dell’ex presidente della Camera.

«Se nel prossimo decreto presentato dal governo (crescita o salario minimo) non verrà proposto il tema dell’esecutivo – ha affermato la Boldrini – io faccio l’emendamento e poi si vota. Perché quando si porta un provvedimento del genere in aula, la maschera cade e si vede chi ci sta e chi non ci sta».

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