La storia (per ora solo social) della Red Bull che acquista il Torino

Tutto è partito da una pagina Wikipedia condivisa su Twitter, ma senza conferme. In passato, però, ci fu un interessamento

22/12/2020 di Enzo Boldi

La traccia presente su Wikipedia è vera, nel senso che esiste veramente la dicitura Red Bull Torino nella sezione ‘sponsorizzazioni sportive’ nella pagina dedicata al colosso delle bevande energetiche che da anni ha differenziato il suo business anche con alcune squadre di tutto il mondo (e non parliamo solo di calcio). Ma, come spesso accade in questa occasioni, occorre ricordare come Wikipedia sia una libera enciclopedia online partecipativa, su cui ogni utente può scrivere informazioni (che poi saranno cancellate qualora non si rivelassero veritiere). Per questo la storia della cessione del club granata e la creazione della RB Torino (sulla falsa riga del Lipsia in Germania e del Salisburgo in Austria) resta solo un sogno natalizio per i delusi tifosi granata.

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L’inizio di questa stagione di Serie A ha regalato ai torinisti poche (pochissime, quasi nulle) gioie e tanti dolori. La cura del ‘maestro’ (così era stato definito da La Gazzetta dello Sport, di proprietà del gruppo RCS, di proprietà di Urbano Cairo patron della società granata) non ha funzionato e in tredici giornate il Toro ha ottenuto solamente 7 punti, frutto di una sola vittoria (contro il Genoa a inizio novembre), quattro pareggi e ben otto sconfitte. Un penultimo posto che non può che provocare indignazione tra i tifosi che non vedono l’ora di vedere la società ceduta a qualche altro imprenditore. Magari straniero.

Red Bull Torino, per ora è un’illusione social del tifo granata

Nei giorni scorsi aveva fatto sorridere il tweet di un tifoso granata che chiamava in causa il Presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump. E oggi, complice quella pagina Wikipedia, si è tornati a parlare di un futuro Red Bull Torino. Perché diciamo ‘si è tornati a parlare’? Perché tra il 2010 e il 2011 si era palesato un corteggiamento – poi svanito nel nulla – da parte del colosso che, all’epoca, aveva deciso di non portare avanti alcuna operazione sotto la Mole e di concentrarsi sulle altre società sportive nelle loro mani. Ma fu un arrivederci e non un addio definitivo. Poi, però, gli anno sono passati (quasi dieci) e nulla si è più mosso. Anche se la Red Bull ha ingigantito il proprio business a tema sportivo.

Il passato che ritorno o solo suggestione

Per il momento, però, nulla di ufficiale. Ma i tifosi che sperano in un futuro più radioso hanno ricominciato a sognare (anche vedendo i risultati calcistici all’estero) in una Red Bull Torino. E già circolano fantasiose maglie, meme e stemmi che, tra le tante cose, si rifanno anche al nome del brand: il toro (bull) che chiama il Toro.

 

 

Ma, per ora, a parte una pagina Wikipedia modificata non c’è nulla. Se non una suggestione natalizia a tinte granata. Con il Toro che vorrebbe mettere le ali, magari prima sul campo. Poi in società.

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