I dati CISAC sull’utilizzo della musica sulle piattaforme digitali (compresi i social)
Il mercato delle royalties è una fetta fondamentale del mercato musicale. Ma meno di un terzo derivano dalle piattaforme digitale
17/03/2023 di Enzo Boldi
Le piattaforme digitali stanno aiutando il mondo della musica, soprattutto per quel che riguarda una visibilità che si concretizza, più che altro, nella vetrina per la vendita dei biglietti dei concerti o degli album “fisici” (anche se questo mercato, al netto della nicchia che risponde al nome del collezionismo vintage dei vinili). Aprendo praticamente ogni social network, siamo ci troviamo davanti a una percezione che può apparire sbagliata: milioni di persone condividono post, reels e stories (su Instagram, ma anche su TikTok) con un sottofondo musicale (in base agli accordi sulle royalties, come oggi appare evidente dalla querelle tra la SIAE e Meta) e questo fa pensare che il mercato musicale guadagni tantissimo da tutta questa dinamica. In realtà, come evidenziato dall’ultimo rapporto Cisac, la realtà è molto differente.
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Secondo i dati raccolti dalla Confédération Internationale des Sociétés d’Auteurs et Compositeurs, all’interno del Global Collections Report 2022 (sui dati del 2021), il mercato del diritto d’autore musicale legato alle piattaforme digitali (si fa riferimento, dunque, ai social di Meta, ma anche alle piattaforme di streaming come Spotify, Apple Music, Tidal e Youtube, tra le tante) è in crescita rispetto al 2020, anno condizionato dalla pandemia che ha avuto riflessi anche in campo commerciale. Ma questo aumento continua a rappresentare solo una fetta residua dell’interno mercato.
Rapporto Cisac, un terzo dei ricavi arrivano dal digital
Nello specifico, il report mostra la suddivisione – in termini percentuali (e non di valore netto) – delle royalties del mondo musicale, in base alla piattaforma di utilizzo: «Le royalties radiotelevisive, in calo del -1,5%, sono rimaste la più grande fonte di nel 2021, rappresentando il 38% degli incassi globali, nonostante il lieve calo registrato negli ultimi cinque anni. L’equilibrio tra i tre principali flussi di reddito degli artisti è cambiato drasticamente con il passaggio globale al consumo digitale. La quota delle royalties digitali è cresciuta dal 2017 passando dal 13,6% al 32,6% degli incassi totali, mentre la quota del live e del background è scesa dal 29,5% al 16,5% nello stesso periodo.
Dunque, l’apporto del digitale è sensibilmente cresciuto nel corso degli anni, ma non come ci si potrebbe aspettare visto che la maggior parte delle royalties deriva ancora dai passaggi radiotelevisivi. A livello di guadagni, questo è il grafico che sintetizza questo aumento esponenziale.
«Gli incassi da fonti digitali sono cresciuti del 27,9%, salendo a 3,12 miliardi di euro, dato superiore del +49,1% rispetto al totale degli incassi pre-pandemia. In forte crescita organica del mercato dello streaming, l’aumento degli abbonamenti musicali, gli accordi nuovi e rinnovati con piattaforme digitali come YouTube e TikTok e una continua forte crescita del video on demand in abbonamento (SVOD). Tutti fatto che hanno contribuito alla crescita. Gli usi digitali delle opere degli artisti rimangono sottovalutati, rappresentando solo il 32,6% dei loro incassi, nonostante la rivoluzione del consumo in streaming».
La situazione italiana
Dunque, solo il 32,6% degli introiti derivanti dalle royalties musicali arrivano dal digitale e dalle piattaforme. Dunque, dagli ascolti sulle piattaforme di streaming ai vari utilizzi che vengono fatti sulle piattaforme social (da Facebook a Instagram, arrivando fino a TikTok). E com’è la situazione italiana? L’industria musicale italiana, come riportato dal rapporto Cisac 2022, è il sesto mercato al mondo per quel che riguarda le entrate da royalties.
Dunque, parliamo di un valore pari a 308 milioni di euro, di gran lunga più basso rispetto ai mercati di Germania, Regno Unito, Giappone, Francia e Stati Uniti (e di poco superiori al Canada e all’Australia). Ma qual è il peso del digitale? Facendo un rapido calcolo, partendo dal dato che abbiamo citato poco fa (quello del 32,6%), le piattaforme social e streaming hanno un valore – in termini economici relativi al mercato delle royalties – di poco superiore ai 100 milioni di euro.
Un terzo, dunque. Ma, come detto, per avere un dato reale di quanto i social pesino su questo bilancio, occorre epurare da questo computo i numeri che derivano dagli introiti dalle piattaforme in streaming. Il rapporto Cisac 2022 non ci aiuta a fare questo calcolo, ma dalla nostra intervista a Enzo Mazza – CEO di FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana – arriva un’indicazione piuttosto precisa: «Nel 2022, per l’industria discografica i ricavi dai social media con il modello basato sulla pubblicità sono stati, relativamente ai soli Facebook e Instagram, superiori ai 20 milioni di euro».