Ma siamo sicuri che la Lega non cambierà idea sul processo a Salvini quando si voterà a febbraio?

E così si è davvero consumato il paradosso di una Lega che, da sola, ha mandato Matteo Salvini – ovvero il suo segretario – a processo per il caso della nave Gregoretti, lasciata in mare con 135 migranti a bordo a fine luglio 2019. Non lo ha fatto la maggioranza di governo, che si sarebbe presentata in giunta in posizione minoritaria, vista l’assenza di alcuni suoi componenti. Ma il processo Salvini non era ben visto neanche dal resto del centro-destra con l’ipergarantismo di Forza Italia e la mossa da alleato di Fratelli d’Italia. Non è un caso che siano stati solo i senatori leghisti presenti in giunta (5 persone: Luigi Augussori, Emanuele Pellegrini, Simone Pillon, Erika Stefani e Francesco Urraro) a mandare il proprio leader in aula con una risposta positiva all’autorizzazione a procedere nei suoi confronti.

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Processo Salvini, la Lega pronta a cambiare idea a Palazzo Madama

Il voto della giunta per le autorizzazioni e le immunità, si sapeva, non sarebbe stato decisivo. Lo sarà invece il voto in aula. Per questo i partiti di governo avevano scelto di disertare la giunta: la gestione di Maurizio Gasparri e di Elisabetta Alberti Casellati – che hanno forzato la mano per stringere i tempi e arrivare al voto con una maggioranza incompleta – era stata giudicata irrituale e i partiti dell’esecutivo avrebbero comunque avuto la possibilità di votare compatti a Palazzo Madama, quando la discussione verrà calendarizzata a metà febbraio.

Già, è proprio questo il punto. Perché a quell’altezza cronologica, le forze in campo si potrebbero ribaltare. Quindi, la maggioranza che non ha votato in giunta, potrà votare sì al processo di Salvini. Mentre la Lega, che fa parte della minoranza, potrebbe scegliere di votare no e fare quadrato intorno al suo leader dopo aver dato un primo parere positivo al suo processo. Il motivo? Saranno ormai trascorse le elezioni in Emilia-Romagna e Calabria, dove Salvini spera più di ogni altra cosa di capitalizzare questa mossa della Lega, presentandosi come vittima sacrificale del popolo italiano. Si sta già cucendo addosso il vestito, affermando che è pronto ad andare in galera a testa alta e che dal carcere si divertirà a scrivere Le mie prigioni, come un novello Silvio Pellico.

La previsione sul voto di metà febbraio sul processo Salvini

Il voto della Lega è stato una mossa elettorale. Ma se il Carroccio, viste le continue defezioni nel Movimento 5 Stelle anche a Palazzo Madama, dovesse intravedere la possibilità di far prevalere i no al processo in un’aula del Senato con una maggioranza numericamente sempre più debole, allora la Lega non esiterà a smentire i suoi cinque rappresentanti in giunta per le autorizzazioni. Del resto Francesco Urraro, ex pentastellato, si è già uniformato alle direttive di via Bellerio. Perché non aspettarsi che altri dissidenti del Movimento possano imitarlo? Con i ritmi con cui stanno cambiando gruppo parlamentare, potrebbe essere molto facile per la Lega a metà febbraio contare su qualche decisivo senatore in più.

FOTO: da Twitter del TG La7

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