Primarie democratiche e repubblicane Usa 2016, i risultati: vincono Clinton e Trump

 HILLARY CLINTON

Per correre per la presidenza degli Stati Uniti è necessario depositare la propria candidatura presso la Federal election commission (FEC), la commissione federale elettorale, presso cui è successivamente obbligatorio rendicontare le spese sostenute per la propria campagna. Al momento i sei candidati registrati presso l’ufficio della FEC tra i Democratici sono, Hillary Clinton, Lawrence Lessig, Martin O’Malley, Bernie Sanders, Lincoln Chaffee e Jim Webb. Lincoln Chafe e Jim Webb hanno però sospeso la loro campagna presidenziale, dopo mesi passati nella marginalità. Hillary Clinton, la candidata che ha vinto nomination presidenziale, è stata senatrice di New York dal 2001 al 2009, per poi esser nominata segretaria di Stato, il nostro ministro degli Esteri, nell’amministrazione di Barack Obama. Incarico poi lasciato dopo le elezioni del 2012, per prendersi una pausa e preparare la lunga campagna di USA 2016. Lawrence Lessig è un professore di Harvard mentre Martin O’Malley è stato prima due volte sindaco di Baltimora, e poi ha svolto un doppio mandato come governatore dell’importante stato del Maryland. Bernie Sanders è un ex rappresentante e ora senatore del Vermont, candidatosi alla presidenza dopo diversi decenni trascorsi al Congresso. Tecnicamente non esiste un termine ultimo per candidarsi alle primarie presidenziali, visto che le competizioni si svolgono in 50 Stati e teoricamente si può partecipare anche nelle numerose consultazioni che si svolgono a metà calendario. Allo stesso modo è possibile, in astratto, che una Convention nomini un candidato alla Casa Bianca un leader politico che non ha partecipato alle primarie, anche se questa ipotesi appare pressoché irrealizzabile. In queste prime settimane di autunno il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sembrava aver ripensato alla sua rinuncia a candidarsi alla Casa Bianca, una titubanza spiegata anche dalle crescenti difficoltà di Hillary Clinton. Dopo il primo dibattito TV tra i candidati democratici l’ex segretaria di Stato si è però ripresa in modo piuttosto chiaro, con copertura mediatica più che positiva seguita a mesi di controversie sul suo utilizzo di un account privato di posta elettronica al posto di quello governativo. Il caso è cresciuto di rilevanza mediatica fino a far temere per il collasso della sua campagna presidenziale, ma la grande favorita delle primarie democratiche è sempre stata Hillary Clinton. Il più importante successo conseguito dall’ex segretaria di Stato è rappresentato dalla mancata corsa di figure di spicco del partito di Obama che avrebbero potuto impensierirla maggiormente rispetto ai suoi avversari; figure proprio come quella di Joe Biden o della senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren. Hillary Clinton ha dominato la concorrenza nella raccolta fondi, e ha conquistato sin dall’annuncio della sua candidatura un incredibile supporto dagli eletti democratici. Ancora prima dell’inizio del voto la maggior parte dei senatori, rappresentanti, governatori, legislatori statali e sindaci democratici si sono schierati con l’ex senatrice di New York. I sondaggi hanno costantemente premiato Hillary Clinton, che da diversi mesi è assestata sopra il 50% delle intenzioni di voto a livello nazionale, con margine di vantaggio oscillanti tra i 20 e i 40 punti sul suo avversario più pericoloso, Bernie Sanders.

primarie usa
La media dei principali sondaggi nazionali degli ultimi mesi sulle intenzioni di voto per le primarie democratiche

 BERNIE SANDERS

Solo Bernie Sanders è riuscito a emergere come un concorrente temibile di Hillary Clinton. Il senatore del Vermont si è dimostrato molto competitivo nella raccolta fondi, e il suo posizionamento politico marcatamente di sinistra – è l’unico parlamentare americano a definirsi un socialista democratico invece che un liberal – ha entusiasmato una fetta rilevante della base progressista. Bernie Sanders è un politico di lungo corso, anche se il suo percorso è assolutamente inusuale per un candidato alla presidenza degli Stati Uniti. Dopo esser stato un dirigente di spicco di un piccola formazione socialista e pacifista negli anni settanta, l’Unione della libertà del Vermont, Bernie Sanders è diventato sindaco della più grande città del suo stato, Burlington, correndo da indipendente. Nel 1990 è stato eletto da indipendente al Congresso come l’unico rappresentante del Vermont, un seggio mantenuto per ben 16 anni. Alla Camera dei Rappresentanti Bernie Sanders è rimasto un indipendente, il primo a esser eletto dopo 40 anni, e si è iscritto al caucus, il gruppo parlamentare, dei Democratici. Nel 2006 si è candidato al Senato, ottenendo una netta vittoria contro il suo avversario repubblicano. I Democratici, consci della popolarità e delle posizioni comuni sulla maggior parte dei temi politici, hanno appoggiato la candidatura di Bernie Sanders, che ha confermato la sua affiliazione congressuale. Dopo la facile rielezione del 2012, il senatore del Vermont ha deciso di correre per la presidenza degli Stati Uniti in rappresentanza dell’anima più progressista della base democratica. Uno dei punti chiave della campagna di Bernie Sanders è la sua rinuncia alla raccolta fondi effettuata dai Super PAC, i comitati non soggetti al rendiconto federale, che possono ricevere somme illimitate di denaro da parte dei finanziatori, per lo più miliardari e grandi aziende. Il senatore del Vermont contesta la sentenza della Corte Suprema, Citizen United v. FEC del 2010, che ha cancellato i tetti alle donazioni alle campagne politiche. La posizione di Bernie Sanders riflette l’ostilità dei liberal americani critici verso l’eccessiva influenza di lobbisti e grandi società nel processo legislativo degli Stati Uniti. Il senatore del Vermont ha caratterizzato la sua campagna presidenziale su altri temi molti cari alla sinistra a stelle e strisce, come una riforma finanziaria che cancelli le banche “troppe grosse per poter fallire”, la riduzione delle disuguaglianze di reddito, l’introduzione di una copertura sanitaria pubblica sul modello europeo, l’accesso gratuito o basso costo all’istruzione universitaria, un duro contrasto al riscaldamento globale, e una politica estera meno interventista rispetto a quanto fatto dall’amministrazione Obama. Le posizioni di Bernie Sanders hanno convinto molti liberal, che avevano numerosi dubbi nei confronti di Hillary Clinton, anche se il segmento elettorale più fedele ai Democratici, le minoranze etniche, sono state particolarmente fredde nei confronti del senatore del Vermont.

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