Un eventuale divieto di TikTok nella PA italiana metterebbe a rischio gli account dei politici

Non a caso, Matteo Salvini ha espresso un secco no alla prospettiva di un divieto che possa seguire quello imposto dalla Commissione Europea ai suoi dipendenti

28/02/2023 di Redazione Giornalettismo

Su TikTok, si abbatte la scure di una prospettiva simile a quella della Commissione Europea anche per la Pubblica Amministrazione italiana (che, tra le altre cose, si sta preparando a sbarcare su un cloud dove alcuni dei suoi operatori – per inciso – hanno sede in Paesi terzi rispetto all’Unione Europa). L’organo istituzionale di Bruxelles ha vietato l’installazione dell’app nei device dei dipendenti (sia quelli aziendali, sia quelli privati quando utilizzano strumenti digitali della Commissione) e ha dato loro tempo fino al 15 marzo – eventualemente – per disinstallare l’app della piattaforma. Tuttavia, nel caso in cui si dovesse immaginare un destino simile anche per l’Italia (e le parole del ministro della PA Paolo Zangrillo non lo escludono affatto), probabilmente, a farne le spese saranno anche i politici che non hanno esitato – in passato – a usare momenti istituzionali per pubblicare video su TikTok.

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Politici e TikTok, le reazioni che arrivano dall’Italia

Il primo a tuonare è stato Matteo Salvini che, proprio su TikTok, ha basato buona parte della sua più recente strategia di comunicazione (tra dirette e video che sono diventati virali). Il vicepresidente del Consiglio e ministro per le Infrastrutture ha subito commentato la decisione dell’istituzione di Bruxelles: «A Bruxelles stanno già pensando a mettere il bavaglio a TikTok – ha detto il leghista -. Io sono sempre e comunque a favore della libertà di pensiero, di parola e di espressione e contro ogni censura. Controllare sì, vigilare sì, ma la censura non mi piace mai».

È sicuramente la posizione più significativa e più clamorosa. Anche perché presuppone una valutazione sull’operato dei politici che, attualmente, utilizzano TikTok. Se si parla di divieto nella Pubblica Amministrazione e se si parla di una certa compostezza istituzionale nell’utilizzo degli strumenti digitali dello Stato, non si può non pensare che, tra le vittime dell’eventuale blocco di TikTok, ci sarebbero proprio i politici.

Attualmente, le regole d’ingaggio dell’audience da parte di alcuni degli esponenti più in vista (da Matteo Salvini, fino alla premier Giorgia Meloni, passando per Silvio Berlusconi e per l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte – tutte cariche pubbliche) sono una merce di scambio molto significativa, a cui si fa fatica rinunciare. Non avere lo strumento a portata di mano, non poterlo gestire nemmeno attraverso i propri collaboratori, potrebbe essere un problema per chi ha puntato su TikTok non solo nel corso delle ultime elezioni politiche.

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