«Una decisione fondata su pregiudizi», la posizione di TikTok dopo la decisione della Commissione UE

L'azienda giudica sbagliata la messa al bando dell'applicazione social nei confronti dei dipendenti dell'Unione Europea e spiega che la gestione e la protezione dei dati utenti è in costante miglioramento

28/02/2023 di Enzo Boldi

Una decisione che, a cascata, potrebbe portare a nuove scelte analoghe da parte degli Stati membri. La notizia del provvedimento preso dalla Commissione UE di rendere TikTok vietato per i dipendenti dell’Unione Europea ha provocato inevitabili reazioni. Una mossa che ricalca quella già fatta dagli Stati Uniti che, nelle scorse ore, hanno iniziato il conto alla rovescia: entro 30 giorni, sui dispositivi federali e governativi (ovvero quelli registrati come telefoni “aziendali”), l’app del famoso social network dovrà essere disinstallata. E così, nelle scorse ore, anche il Canada ha deciso di seguire la linea a stelle e strisce.

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Dunque, le decisioni stanno seguendo tutte lo stesso canovaccio. E anche la Commissione UE, parlando di princìpi legati alla cyber security, nei giorni scorsi ha dato il via libera a questo provvedimento: «Per aumentare la sua sicurezza informatica, il consiglio di amministrazione aziendale della Commissione ha deciso di sospendere l’uso dell’applicazione TikTok sui propri dispositivi aziendali e sui dispositivi personali iscritti al servizio di dispositivi mobili della Commissione. Questa misura mira a proteggere la Commissione dalle minacce e dalle azioni di cibersicurezza che possono essere sfruttate per attacchi informatici contro l’ambiente aziendale della Commissione».

TikTok vietato, la posizione ufficiale del social network

Un TikTok vietato che, dunque, tira l’altro. E l’azienda che gestisce la piattaforma social amata dalla Gen Z ha parlato attraverso le parole di un portavoce per descrivere la reazione ufficiale del marchio: «Riteniamo che questa sospensione sia sbagliata e basata su pregiudizi. Siamo sorpresi che la Commissione non ci abbia contattato direttamente e non ci abbia fornito alcuna spiegazione. Abbiamo chiesto un incontro per chiarire come proteggiamo i dati delle 125 milioni di persone che sono su TikTok ogni mese in tutta l’Unione Europea. Stiamo continuando a migliorare il nostro approccio alla sicurezza dei dati, anche attraverso la creazione di tre data center in Europa per conservare i dati degli utenti a livello locale, riducendo ulteriormente l’accesso ai dati da parte dei dipendenti e minimizzando il flusso di dati al di fuori dell’Europa».

Lo spettro cinese

Il tema è strettamente legato alla Cina. Diversi Paesi, nel corso degli anni, hanno additato l’applicazione di social networking come un’app legata a Pechino e, dunque, hanno sollevato una questione di sicurezza per quel che riguarda il trasferimento e la gestione dei dati personali degli utenti. Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali di TikTok per il Sud Europa, ha spiegato ad Ansa Bruxelles come tutto ciò – comprese le reazioni che hanno portato alla messa al bando – sia frutto di un pregiudizio: «Siamo una piattaforma globale, TikTok non è presente in Cina, i nostri dati non sono in Cina, il management non è in Cina. Gli investitori non sono cinesi e abbiamo sempre dichiarato pubblicamente che il Governo cinese non ci ha mai chiesto acceso ai dati e se lo facesse non glielo accorderemmo». E per quel che riguarda la gestione dei dati degli utenti europei: «I loro dati sono in un data center negli Stati Uniti e un data center di backup a Singapore. Non sono conservati né in Cina, né altrove. Entro la fine dell’anno anno abbiamo annunciato l’apertura di tre data center in Europa».

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