Piero Pelù risarcisce Renzi con 20mila euro per averlo definito «Boy scout di Gelli»

10/02/2020 di Enzo Boldi

Soldi e Perdono. Due brani che, negli ultimi anni, hanno reso grandi due cantautori e che, ora, sintetizzano quel che è accaduto alle vigilia del Festival di Sanremo 2020 tra Piero Pelù e Matteo Renzi. L’ex presidente del Consiglio aveva deciso, infatti, di querelare per diffamazione l’ex frontman dei Litfiba per via di quell’accostamento gridato dal palco del Concertone del Primo Maggio nel 2014. «È il boy scout di Licio Gelli», aveva detto il cantante fiorentino alludendo alla presunta vicinanza tra l’allora capo del governo e il nome di spicco della cosiddetta P2. Poco prima della kermesse dal Teatro Ariston, però, i rispettivi legali si sono incontrati, siglando un accordo che prevede le scuse da parte del rocker fiorentino e un risarcimento economico da 20mila euro.

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Soldi. La vicenda, come detto, risale addirittura al primo maggio del 2014. Dopo quasi sei anni – con una successioe temporale che ha visto prima la caduta del governo Renzi, poi (a distanza di altri anni) la scissione dal Pd e la creazione di Italia Viva) – l’ex presidente del Consiglio aveva deciso di inserire anche il nome di Piero Pelù nella lunghissima lista delle persone da querelare – e poi querelate – che nel corso degli anni avevano utilizzato parole non molto consone e allusive nei suoi confronti. Ora, con questo accordo, il cantautore ed ex frontman dei Litfiba, ha preferito trovare un accordo economico con risarcimento da 20mila euro per chiudere qui la vicenda senza arrivare a processo.

Piero Pelù risarcisce Matteo Renzi

Perdono. E i soldi non bastano. Piero Pelù, fresco del suo quinto posto a Sanremo con il suo brano Gigante, ha chiesto anche scusa all’ex presidente del Consiglio per quel paragone ardito che strizzava l’occhio a un’attinenza e vicinanza tra Matteo Renzi e Licio Gelli, vero deus ex-machina della cosiddetta P2. Insomma, alla fine, evitando un processo, si è arrivati a una soluzione che prevede rimborso e scuse da parte del cantante.

Cosa aveva detto al concerto del Primo Maggio 2014

Era il Primo maggio del 2014 e il teatro di quell’ardita dichiarazione era la solita piazza San Giovanni di Roma. Piero Pelù, direttamente dal palco, disse: «Matteo Renzi boy scout di Licio Gelli». Poi rincarò la dose poco dopo: «Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro». Le tensioni tra i due andavano avanti da tempo, fin da quando l’allora sindaco di Firenze tolse la guida dell’Estate fiorentina all’ex leader dei Litfiba. Poi le tensioni proseguirono negli anni, come quando il cantante denunciò (venendo smentito dal Viminale) l’utilizzo delle matite copiative nel corso del voto per il Referendum del 2016. Dopo quattro anni il tutto si è risolto con soldi e perdono. Come un Sanremo qualunque.

(foto di copertina: da diretta Festival di Sanremo, Rai 1)

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