È stata pubblicata la strategia per la banda ultralarga in Italia (con orizzonte 2026)

Si tratta di una riscrittura di un piano che era stato già approntato da Vittorio Colao, quando era alla guida del ministero per la transizione digitale. Il piano è stato pubblicato nel mese di agosto

23/08/2023 di Gianmichele Laino

Se è vero che per il piano sulla banda ultralarga in Italia il nostro Paese deve scontare un ritardo ormai accumulato nel tempo, la pubblicazione di un nuovo piano previsto dal dipartimento per la transizione digitale del governo Meloni almeno reca con sé un punto da cui partire: l’orizzonte del 2026, previsto per il completamento dell’infrastruttura e per il raggiungimento degli obiettivi, non è stato toccato. Rimane dunque invariato e – in verità – sarebbe stato difficile fare altrimenti, dal momento che ci sono obiettivi e scadenze da rispettare anche lato Pnrr (una voce da 6,7 miliardi per la banda ultralarga e – nel complesso – un peso del 27% su tutti gli obiettivi legati alla digitalizzazione del Paese). Eppure, se vediamo da dove siamo partiti (ovvero dal BUL di Renzi, varato nel 2015, che doveva concludersi nel 2022) è normale – come abbiamo evidenziato più volte anche noi di Giornalettismo – che, da questo punto di vista, l’Italia si sia trovata molto indietro.

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Piano banda ultralarga in Italia, cosa prevede la riscrittura del governo

Il governo italiano ha deciso di correre il rischio, qualche mese fa, rispetto alla strada tracciata dal precedente ministro della Transizione Digitale, Vittorio Colao. Quest’ultimo aveva lasciato in eredità il piano Italia a 1 Giga, individuando alcune pietre miliari nel corso del tempo. A luglio del 2022 era stato annunciato l’inizio dei lavori per portare «internet veloce in circa 7 milioni di civici, potenziare la tecnologia 5G in oltre 11.000 siti radiomobili esistenti e per la creazione di nuove stazioni radiomobili in quasi 1.400 aree del Paese, considerate a fallimento di mercato». Tuttavia, il 31 dicembre del 2022 la copertura – poco più che simbolica – dell’1% dei numeri civici coinvolti nel progetto non era stata rispettata. E questo ha portato il Comitato interministeriale per la transizione digitale a far suonare un campanello d’allarme, che è servito alla riscrittura completa del piano, annunciata entro la pausa estiva. E a metà agosto il documento è stato pubblicato dal governo.

Nel nuovo piano, vengono messe nero su bianco le criticità che fino a questo momento si sono riscontrate: soprattutto, i perenni ritardi nelle aree bianche (quelle che sono considerate ad alto rischio fallimento, a causa del digital divide), contenziosi sui permessi, varie altre difficoltà legate agli interventi di chi ha il compito di portare la banda ultralarga in Italia. Uno dei più incredibili fattori di ritardo è quello della scarsa attendibilità di informazioni e dati sui numeri civici e sulle unità immobiliari che dovrebbero essere raggiunte dall’infrastruttura: come a dire, siamo pronti a realizzare un ponte, ma non sappiamo dove farlo. Sanare questo primo problema sarà fondamentale per la riuscita del piano stesso e per evitare di accumulare altri ritardi. Ricordiamoci che la banda ultralarga (quella a 30 Mbps) doveva essere estesa al 100% delle aree urbane e al 50% delle aree rurali già nel 2018, mentre il raggiungimento della totalità delle aree rurali (con il potenziamento della velocità della rete nelle aree urbane) doveva avvenire, come detto, nel 2022.

La soluzione di Italia a 1 Giga (con un potenziamento stesso del concetto di banda ultralarga, rispetto alla sua definizione standard) dovrebbe quantomeno ovviare a un futuro digital divide, anche oltre la scadenza del 2026. Certo, al momento, pur restando ferma questa scadenza, non c’è nessuno spazio – all’interno del documento – che possa fungere da linea del tempo per il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi. E questa cosa – in corrispondenza del 2026, una soglia limite anche per la legislatura, con la campagna elettorale che sarà probabilmente di nuovo aperta – rischia di rivelarsi un boomerang per il piano. Che ha sì messo in evidenza i problemi, ma non deve assolutamente trascinarseli dietro.

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