A che serve il Cloud se non abbiamo una Italia connessa alla fibra?

La rete doveva essere completata nel 2020. L'obiettivo è stato poi posticipato al 2023, ma la copertura attuale è solo del 47%

22/05/2023 di Redazione Giornalettismo

Il concetto di digitalizzazione del nostro Paese è argomento di stretta attualità da qualche anno. Fin da prima del PNRR, infatti, è stato dato il via al progetto per una connessione di banda ultra-larga, attraverso la fibra, in Italia. Un piano che, in origine, aveva una data di scadenza ben definita: entro la fine del 2020. A oggi, però, secondo i rapporti di Infratel – società in house del Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ovvero l’ex Ministero dello Sviluppo Economico) – i lavori procedono a rilento. Impossibile raggiungere l’obiettivo di copertura al 100% entro il 2023 (come indicato in fase di revisione) e sembra difficile poter raggiungere quella stella polare anche entro il 2024.

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Dunque, mentre si parla di digitalizzazione di qualsiasi cosa (abbiamo già visto le difficoltà della Scuola, dove solamente il 10% delle strutture nostrane ha una connessione pari a 1 gigabit), l’Italia deve fare un bagno nella realtà in cui vive. Il cloud della Pubblica Amministrazione, con i vari passaggi e obiettivi che sono stati raggiunti nel corso degli anni, diventa un aspetto di gran lunga secondario rispetto ai problemi atavici della connettività. Occorre, però, fare un piccolo passo indietro.

L’obiettivo di una connessione fibra in Italia fa parte anche delle missioni del PNRR. Per il comparto (in linea generale) della digitalizzazione del nostro Paese, infatti, si parla di investimenti totali pari a 50 miliardi di euro. Sei (6) di questi sono stati destinati alle infrastrutture, quindi all’ammodernamento delle reti (dal 5G alla banda ultra-larga) fino all’obiettivo 2 gigabit per quel che riguarda le strutture pubbliche. In particolare, la sezione dedicata alla banda ultra-larga faceva parte di un bando vinto e assegnato a OpenFiber (all’epoca partecipata di Cassa Depositi e Prestiti e da Enel, in parti uguali). Il Piano Bul (Piano banda ultra-larga) doveva concludersi nel 2020, ma questa scadenza è stata posticipata al 2023. E questo obiettivo non sarà raggiunto.

Connessione Fibra in Italia, i ritardi nei lavori

A dirlo è Infratel, la società in house del Mimit che controlla l’andamento di questi lavori per la connessione fibra in Italia. Secondo l’ultimo resoconto pubblicato lo scorso 17 maggio (con riferimento alla data del 30 aprile del 2023), tutto procede a rilento, rendendo necessario posticipare nuovamente la data di scadenza (con annesse sanzioni, da contratto, nei confronti dell’azienda che si è aggiudicata il bando). La situazione è quella raccontata dai dati inseriti in una tabella all’interno dell’ultima relazione “Stato di avanzamento del Piano strategico per la banda larga” pubblicato sul sito di Infratel.

Sulle 6.411.150 unità immobiliari assegnate, secondo il bando, solamente 2.653.073 risultano essere state collaudate. A queste si aggiungono le 363.298 che sono in fase di collaudo. Dunque, l’andamento dei lavori è fermo intorno al 47% (considerando in questo numero anche quelle situazioni in cui manca solamente il collaudo). Impossibile, quindi, raggiungere l’obiettivo 100% entro il 2023. Per questo motivo si pensa che occorrerà almeno un altro anno.

La posizione di Open Fiber

Come riporta l’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, la metrica utilizzata da Open Fiber per il monitoraggio dei (suoi) lavori è differente. Secondo i suoi calcoli, il 71% dei Comuni è stato connesso dalla sua fibra e i lavori (fino al 30 aprile scorso) hanno portato a stendere il 73% dei cavi previsti dal contratto. Una modalità di conteggio di gran lunga differente rispetto al contratto che prevede, come indice per la conclusione di questo lavoro, la conclusione dell’intera filiera. Per questo motivo Infratel indica dati più bassi, evidenziando come la chiusura di lavori in una delle unità immobiliari pianificate solo dopo il collaudo e la verifica della rete attiva nelle case e negli uffici.

 

 

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