Amazon in causa con altre cinque donne per pregiudizi di genere e razziali

Continuano ad aumentare le dipendenti Amazon che accusano il colosso di discriminazione di genere e razziale

20/05/2021 di Ilaria Roncone

Amazon al centro della tempesta (di nuovo). Le accuse riguardano presunte discriminazioni di genere e razziali tra i lavoratori (di nuovo). Le storie di dipendenti che scelgono di fare causa al colosso si stanno moltiplicando negli ultimi mesi e vanno ad aggiungersi alla questione dei dipendenti che fanno pipì nelle bottiglie e della creazione di un sindacato Amazon. Il colosso di vendita al dettaglio ha guadagnato – come noto – moltissimo nell’anno della pandemia ed è cresciuto ancora di più, arrivando a contare circa 1,3 milioni di dipendenti tra tempo pieno e part-time a fine 2020. Dipendenti che, sempre più, fanno emergere dinamiche interne – tra cui anche gravi accuse ad Amazon discriminazione razziale e di genere – che sembrerebbero essere diverse da quello che appare all’esterno.

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Amazon discriminazione di genere e razziale: si aggiungono cinque cause

Amazon.com  – come riporta Reuters – deve affrontare in Usa cinque nuove cause per pregiudizi razziali e di genere partite nella giornata di ieri. Ad accusare sono donne tra i 23 e i 64 anni che hanno lavorato nell’ambito della gestione aziendale e nei magazzini e ognuna ha avuto storie di pregiudizi di genere e raziali (in alcuni casi entrambi) da raccontare. Il punto focale è sempre quello: stando alle testimonianze, Amazon favorirebbe gli uomini quando si tratta di crescita lavorativa e coloro che si lamentano sarebbero vittime di ritorsione da parte dei superiori.  Le cause sono state intentate nei tribunali federali di Arizona, California, Delaware e Seattle (la città in cui Amazon è venuto alla luce). Delle cinque donne una è bianca, due sono nere, una è latina e una asioamericana.

Una delle dipendenti definita «cagna»

Una delle dipendenti sarebbe stata definita «cagna», «idiota» e «nessuno» da un manager. Intanto Amazon respinge le accuse facendo parlare un portavoce e evidenziando come, da parte dell’azienda, non siano state trovate prove dell’accaduto. Come da prassi, il portavoce ha anche sottolineato che Amazon non tollera molestie né discriminazioni e che sostiene una «cultura diversa, equa e inclusiva». Lo scorso aprile Jeff Bezos stesso, visto il momento, aveva sottolineato la necessità per la sua azienda di occuparsi con maggiore cura dei propri dipendenti – affermando anche, tra le altre cose, che Amazon necessiti di più persone nere a ricoprire ruoli dirigenziali -.

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