Amazon chiede (parzialmente) scusa per il tweet sulla “pipì in bottiglia” dei suoi dipendenti
L'azienda, dopo una settimana, ammette che le condizioni di lavoro (anche per esigenze fisiologiche) dei corrieri porta anche a quel rimedio estremo
03/04/2021 di Enzo Boldi
Questa volta Amazon l’ha fatta fuori dal vasetto. La scorsa settimana il gigante dell’e-commerce è finito sulle pagine di moltissimi quotidiani di tutto il mondo dopo la denuncia da parte dei sindacati sulle condizioni di lavoro estreme a cui sono portati i dipendenti. All’inizio l’azienda fondata da Jeff Bezos aveva risposto con un tweet standard in cui si negava la storia dei corrieri “costretti” a espletare i propri bisogni fisiologici (la pipì) all’interno di una bottiglia. Ora, però, arrivano le scuse sia per quanto replicato sui social al Congress-man democratico Mark Pocan, sia per non aver raccontato la verità. Insomma, la vicenda dei dipendenti Amazon pipì in bottiglia durante il loro turno di lavoro è tutt’altro che falsa.
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Tutto era partito da questo tweet pubblicato per rispondere a Mark Pocan.
1/2 You don’t really believe the peeing in bottles thing, do you? If that were true, nobody would work for us. The truth is that we have over a million incredible employees around the world who are proud of what they do, and have great wages and health care from day one.
— Amazon News (@amazonnews) March 25, 2021
Insomma, Amazon negava la veridicità di quella storia e, rivolgendosi a Pocan, rispondeva in modo quasi stupito alla notizia diffusa sui social. Da quel giorno è passata una settimana. Sette giorni di accese discussioni perché il tema dipendenti Amazon pipì in bottiglia è tutt’altro che campata per aria ed è la punta dell’iceberg di una situazione molto seria a livello lavorativo e sindacale. E, infatti, venerdì sera il colosso dell’e-commerce ha chiesto scusa a Pocan rivelando come questa vicenda sia reale.
Amazon pipì in bottiglia, le scuse dell’azienda e la verità sulle condizioni di lavoro dei corrieri
«Innanzitutto, il tweet non era corretto. Non ha contemplato la nostra numerosa popolazione di autisti e invece si è concentrato erroneamente solo sui nostri centri di distribuzione – si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito ufficiale About Amazon -. Un tipico centro logistico Amazon ha dozzine di servizi igienici e i dipendenti possono allontanarsi dalla loro postazione di lavoro in qualsiasi momento. Se un dipendente in un centro logistico ha un’esperienza diversa, li incoraggiamo a parlare con il proprio manager e lavoreremo per risolverlo».
Farla fuori dal vasetto
Insomma, chi ha replicato con quel tweet standard non aveva minimamente centrato il problema. Anzi, aveva detto che le informazioni diffuse sui social e sui mezzi di informazione erano false. Evidentemente, però, a dire il falso era quel post pubblicato su Twitter, come ammesso dalla stessa azienda. «Sappiamo che i conducenti possono e hanno difficoltà a trovare servizi igienici a causa del traffico o talvolta di percorsi rurali, e questo è stato particolarmente vero durante Covid, quando molti bagni pubblici sono stati chiusi». Il problema, dunque, esiste e rappresenta una delle tante criticità messe in evidenza dai lavoratori che – a livello globale – hanno deciso di scioperare nel corso delle scorse settimane.
(foto di copertina: da Unsplash)