Il tweet standard con cui Amazon nega che i suoi dipendenti facciano pipì nelle bottiglie

È una delle prove addotte da politici e giornalisti per denunciare le condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti

26/03/2021 di Gianmichele Laino

Non è la prima volta che si sentono storie come queste su Amazon e sui suoi dipendenti costretti a fare la pipì nelle bottiglie di plastica per risparmiare tempo, perché i ritmi di lavoro non consentono nemmeno una pausa per il bagno. Eppure, Amazon, in questa fase, ha deciso di negare risolutamente tutto quello di cui viene accusata, lanciando una vera e propria raffica di tweet – tutti con lo stesso testo – che invitano a prendersi gioco delle denunce che vengono fatte nei confronti del colosso statunitense.

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Amazon pipì in bottiglia, la risposta della società

«Non credi davvero alla faccenda della pipì in bottiglia, vero? – ha risposto Amazon – Se fosse vero, nessuno lavorerebbe per noi. La verità è che abbiamo oltre un milione di incredibili dipendenti in tutto il mondo che sono orgogliosi di ciò che fanno e hanno ottimi stipendi e assistenza sanitaria sin dal primo giorno». È il tweet copia-incolla che l’azienda ha deciso di inviare a tutti coloro che, sul social network, stavano parlando della questione adducendo sempre nuove prove (testimonianze di dipendenti, documenti raccolti da giornalisti che si sono infiltrati in Amazon e hanno raccontato la propria esperienza).

C’è stato il Congress-man democratico Mark Pocan che sta portando avanti la battaglia anche da un punto di vista politico, ma c’è stato anche James Bloodworth che ha scritto un libro-rivelazione sulla sua esperienza in Amazon nel 2018, o Will Evans del Center of Investigative Reporting. Tutte queste persone hanno allegato screenshot e testimonianze sulla storia della pipì in bottiglia dei dipendenti di Amazon e tutte si sono viste recapitare una risposta standard dal team di comunicazione dell’azienda.

Ma in tutta questa vicenda, The Intercept sarebbe riuscito a visionare anche delle mail interne, in cui i responsabili della sicurezza di vari stabilimenti avrebbero notato un accumulo insolito di rifiuti organici. «Abbiamo notato recentemente un aumento di tutti i tipi di rifiuti antigienici lasciati all’interno dei sacchetti: maschere usate, guanti, bottiglie di urina» – mail che si aggiungerebbero al lungo elenco di prove addotte fino a questo momento. Ma Amazon va dritto per la sua strada e continua a negare con il solito tweet: «Non crederai davvero alla faccenda della pipì in bottiglia, vero?».

Foto IPP/Felice De Martino

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