Secondo Travaglio il caso Nicosia mostra quanto siano bravi i Cinque Stelle

M5S, e M5S sempre, e fortissimamente M5S. Una sorta di ossessione pentastellata che viene ritirata in ballo da Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi, martedì 5 novembre, parlando dell’arresto di Antonello Nicosia, ex collaboratore della deputata di Italia Viva (prima di LeU) Giuseppina, detta Pina, Occhionero. Le vergognose intercettazioni contro Falcone e Borsellino, il suo essere il tramite tra i boss in carcere e i ‘picciotti’ fuori sfruttando il suo ruolo, fino a quella condanna a 10 anni e sei mesi per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Tutti fatto, ovviamente gravissimi, ma che portano il giornalista a fare il più classico panegirico del Movimento 5 Stelle. E non solo.

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Nel suo editoriale, Marco Travaglio sottolinea come l’assenza di un filtro nella scelta dei collaboratori e dei portaborse (e, a volte, anche dei parlamentari stessi) sia un filo comune tra tutti i partiti presenti tra Camera e Senato. Tutti tranne uno: ovviamente il Movimento 5 Stelle. «La bella abitudine di chiedere il casellario giudiziale e l’esistenza di indagini a carico ai candidati e ai collaboratori – scrive su Il Fatto Quotidiano – ce l’hanno solo i famigerati 5 Stelle. Gli altri no, per scansare i sospetti di ‘giustizialismo’».

Travaglio sul caso Nicosia: nel M5S queste cose non succedono

E proprio questo tema, legato al caso Nicosia, porta a un secondo duro attacco nei confronti degli altri partiti. Nel mirino di Marco Travaglio finiscono i Radicali italiani, del cui comitato nazionale fa parte l’ex collaboratore di Pina Occhionero. Prima se la prende con Radio Radicale parlando delle battaglie contro il 41-bis e l’ergastolo ostativo: «Se qualcuno chiede che almeno paghino queste campagne invereconde coi loro soldi anziché con i nostri succhiati da Radio Radicale, rispondono che è un attentato alla libertà di stampa».

L’accusa di collusione dei partiti

Poi, qualche riga dopo, attacca Pannella, i radicali (e Berlusconi) di aver fatto determinate battaglie politiche e sociali anti-giustizialiste, solamente per portare a casa i voti di Cosa Nostra. Prima lo dice sottovoce, quasi negando il suo pensiero: «Lungi da noi sostenere che chi – i radicali, pezzi di sinistra e di destra – è contro il 41-bis e l’ergastolo, i pentiti e le armi anti-mafia è complice delle cosche». Poi, però, piega questo suo attendismo dialettico: «Ma spesso, dietro il garantismo all’italiana si celano collusioni». L’accusa, dunque, è netta e diretta dopo il caso Nicosia.

(foto di copertina: ANSA/ARACNE TV + ANSA/ FRANCO BOLZONI)

 

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