Deontologia e non solo: il caso del video del neonato di Aprilia

Ci sono delle norme che non permettono di travalicare alcuni confini. Come quelle relative alla privacy

29/01/2024 di Enzo Boldi

C’è una notizia che può essere diffusa, anche se siamo molto vicini al limite del diritto di cronaca. C’è un video che, invece, non poteva e non doveva essere trasmesso da un telegiornale e pubblicato da alcune delle principali testate giornalistiche italiane. Il caso delle immagini delle telecamere di sicurezza che mostrano il neonato abbandonato dalla madre in una delle sale d’attesa del triage del Pronto Soccorso dell’Ospedale Città di Aprilia riapre l’eterno dibattito sui confini del racconto giornalistico. Perché anche se si potrebbe configurare un possibile comportamento sbagliato (punibile ai sensi del Codice Penale) da parte della donna, ci sono delle regole deontologiche (a partire dalla tutela della privacy) che devono essere necessariamente rispettate da chi fa informazione.

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La notizia del neonato abbandonato Aprilia sta provocando un ampio dibattito. Non tanto sul fatto di cronaca, ma sul come i media hanno trattato la notizia. E il dito è stato puntato contro il Tg1, prima testata a pubblicare quel filmato “in esclusiva” senza provvedere al rispetto di alcune delle più basilari norme deontologiche: la tutela della privacy. La donna che ha compiuto questo gesto – per sue ragioni e motivazioni – non rischia di reiterate il reato e questo vuol dire che devono essere solamente gli inquirenti a procedere con eventuali ricerche e contestarle la violazione dell’articolo 591 del codice penale. Rendere pubblico un video delle telecamere a circuito chiuso (e, dunque, solo previa autorizzazione delle forze dell’ordine), senza neanche preoccuparsi di oscurare il volto della donna è la prima violazione della deontologia giornalistica.

Neonato abbandonato Aprilia, cosa dice la deontologia

Ma ci sono anche altre questioni in ballo. Riprendiamo, per esempio, la triste vicenda del crollo della funivia del Mottarone. Anche all’epoca, era il 2021, alcuni organi di informazioni pubblicarono e mandarono in onda le sequenze video dei tragici momenti che hanno provocato la morte di 14 persone. Un filmato devastante che non aggiungeva nulla alla notizia. Ed è questo uno dei princìpi che non deve essere travalicato: se le immagini non aggiungono nulla, non vanno pubblicate. Una notizia può essere raccontata con le parole, senza dover per forza andare a puntare tutto sulla cosiddetta pornografia del dolore attraverso le immagini

E questa vicenda, seppur differente, ricalca in pieno questa violazione deontologica. A cosa serviva pubblicare il video di quella donna che abbandona un neonato all’interno del triage di un Pronto Soccorso? A nulla. E, ancor peggio, a cosa serve pubblicare un video in cui il volto di quella stessa donna è riconoscibile? A nulla, anche in questo caso, se non a creare una gogna mediatica nei confronti di una persona che può essere riconosciuta e su cui solamente le indagini degli inquirenti dovrebbero approfondire.

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