La procura dice che il video del Mottarone non andava pubblicato

Arriva la Procura di Verbania a chiarire che il video della strage del Mottarone non avrebbe mai dovuto essere divulgato a mezzo stampa

16/06/2021 di Ilaria Roncone

Ecco qui. Sono ore, ormai, che la questione della pubblicazione del video Mottarone domina i social. Un video che moltissime testate hanno scelto di pubblicare, alcune anche cercando di spiegare il perché, e che altre hanno deciso di non condividere per non alimentare quella che – come l’abbiamo già definita – riteniamo essere pornografia del dolore alimentata da chi fa giornalismo nel nostro paese. Non abbiamo mancato di sottolineare che quelle immagini, ora di dominio pubblico, rientrano nell’ambito delle indagini per gli accertamenti sulla tragedia della funivia. A confermarlo arriva un comunicato stampa della procura di Verbania che chiarisce come si tratti di «immagini di cui è vietata la pubblicazione, anche parziale».

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Il video Mottarone non avrebbe dovuto essere pubblicato

Su Twitter sta prendendo piede – a partire da un tweet del direttore di Wired – un comunicato stampa della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Verbania. Il testo chiarisce – senza alcuna possibilità di dubbio – che la pubblicazione da parte del Tg3 di quelle immagini e il rilancio fatto dalle tante testate italiane ha infranto la legge. I giornalisti che hanno deciso di pubblicare sulle rispettive testate o di tramettere le immagini nei telegiornali avrebbero dovuto saperlo: vista l’indagine in corso si tratta di contenuti «di cui, ai sensi dell’articolo 114 comma 2 c.p.p., è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti da segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari».

Quelle immagini familiari non le hanno viste

Il comunicato stampa è stato pubblicato attorno alle 16 e porta la firma del procuratore Olimpia Bossi, che ha voluto sottolineare anche «l’assoluta inopportunità della pubblicazione di tali riprese, che ritraggono gli ultimi drammatici istanti della vita dei passeggeri […] per il doveroso rispetto che tutti, parti processuali, inquirenti e organi di informazione, siamo tenuti a portare alle vittime, al dolore delle loro famiglie, al cordoglio di un’intera comunità».

Un rispetto che moltissimi giornalisti hanno scelto di non avere per le ragioni più disparate, a partire dalla quantità di click in più che quel video porterà a chi fa informazione online. Il dibattito è animato e ci sono addetti ai lavori che sostengono che la pubblicazione di quel video rientri nel dovere di cronaca. La procura ha invece chiarito non solo che si tratta di un gesto che ha infranto una norma ben precisa ma anche come le «immagini dal fortissimo impatto emotivo» non siano mai state «portate a conoscenza neppure dei familiari delle vittime la cui sofferenza, come è di intuitiva comprensione, non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa».

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