A ruota libera come Lavrov o interrotti come la giornalista russa a DiMartedì (che dice di essere stata censurata)?

Lo scambio tra Nadana Fridrikhson e Giovanni Floris nel corso della trasmissione di ieri

04/05/2022 di Gianmichele Laino

Nadana Fridrikhson è una giornalista russa di un media affiliato al ministero della Difesa di Mosca. È stata ospite in diverse trasmissioni (tra queste, anche Cartabianca su Raitre). Dopo l’ospitata sul servizio pubblico, in commissione di Vigilanza Rai è partita la richiesta di una audizione con il Copasir per determinare la presenza di eventuali spie di Mosca tra i giornalisti russi invitati nei talk show televisivi. La sua, però, sta diventando una presenza fissa in diverse trasmissioni italiane, nonostante i precedenti e nonostante – nelle stesse trasmissioni – le sue tesi siano sostanzialmente simili. Parlando a nome di una organizzazione di news vicina a istituzioni russe, la Fridrikhson non può discostarsi troppo dalla narrazione di Mosca. La sensazione è che, quindi, nelle trasmissioni italiane venga invitata soltanto per alzare il livello dello scontro, cosa che lei – del resto – sembra accettare di buon grado.

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Nadana Fridrikhson e la risposta a Floris sulla censura

Nadana Fridrikhson è stata ospite a DiMartedì, il 3 maggio. Ha affermato che Giovanni Floris le stava facendo delle domande senza aspettare le sue risposte. Ha chiesto una prima volta di continuare a parlare, nonostante la risposta stesse andando in una direzione diversa rispetto alla domanda. Floris, a quel punto, ha continuato a incalzare con un secondo quesito. È a questo punto che la giornalista, visibilmente irritata, ha detto: «Se lei non mi fa rispondere alle domande, la considererò censura». Risate dallo studio, dove gli altri ospiti della trasmissione hanno ironizzato sullo stato che in questo momento sta applicando una censura generalizzata, o se preferiamo una visione propagandistica, alla sua informazione.

Tuttavia, anche questo comportamento non è stato esente da polemiche. Viene subito in mente quanto accaduto il Primo Maggio a Rete4, che ha ospitato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, in collegamento da Mosca. Quest’ultimo ha avuto la possibilità di parlare a lungo, senza contraddittorio. Giuseppe Brindisi, conduttore di Zona Bianca su Rete4, è stato molto criticato per questo.

La sensazione è che l’invito in programmi televisivi di giornalisti russi o di esponenti delle istituzioni russe debba essere gestito in maniera diversa da quello che sta avvenendo. Un ministro degli Esteri può fornire sicuramente delle informazioni di prima mano sulla guerra (a differenza, magari, di una giornalista di un media affiliato allo stato che, per sua stessa costituzione, si limita a riportare dei bollettini ufficiali diffusi ad hoc) e sarebbe stato giusto essere più incalzanti. Al contrario, usare come bersaglio una giornalista russa potrebbe dare innanzitutto una visione distorta allo spettatore (che, a quel punto, potrebbe addirittura essere portato a parteggiare per una persona che afferma di essere censurata, nello scherno generale) e poi rappresenterebbe un esercizio di genere relativo alla dinamica del talk-show che punta sempre più sul sensazionalismo, rispetto al vero contenuto delle affermazioni che vengono di volta in volta proposte.

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