Secondo Orsini «se paragoniamo quotidiani italiani e russi il livello di propaganda è lo stesso»
Il docente della LUISS ne ha parlato a Cartabianca
27/04/2022 di Redazione
Scontro su un tema che Giornalettismo ha più volte affrontato in questi primi due mesi di guerra: la propaganda che arriva sugli organi di stampa e che va a viziare il racconto bellico. Nel corso della puntata di Cartabianca di ieri, Bianca Berlinguer ha ospitato Nadana Fridrikhson, giornalista di Zvezda TV, un media affiliato al ministero della Difesa russo. Per questo c’è stato ampio dibattito sul modo in cui la guerra viene giornalisticamente raccontata al popolo russo. Diversi ospiti di Cartabianca hanno accusato la giornalista di fare propaganda filo-russa, anche – magari – in buona fede. Ma la realtà del conflitto è stata ignorata dai media statali di Mosca. Sul tema è intervenuto anche il professor Alessandro Orsini, docente della Luiss: «Se paragoniamo i principali quotidiani italiani e russi – ha detto -, il livello di propaganda è lo stesso. L’idea che le società libere abbiano un livello di propaganda inferiore rispetto alle dittature è da dimostrare. Secondo me non è affatto inferiore: i quotidiani italiani dicono che Putin è un pazzo, non gli riconoscono ragione, che l’espansione della NATO non c’entra nulla. In Italia siamo pieni di propaganda».
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Orsini sulla propaganda dei principali quotidiani italiani
Orsini sostiene che non tutti i quotidiani italiani, tuttavia, sono caratterizzati dalla propaganda. «Io ho parlato dei principali quotidiani italiani – ha detto Orsini -, è chiaro che la differenza tra l’Italia e la Russia è che in Italia c’è spazio anche per quei quotidiani che non fanno propaganda». Ovviamente, si riconosce che la situazione dell’ecosistema informativo sia diversa rispetto alla Russia, ma le parole di Alessandro Orsini nei confronti dei principali quotidiani italiani che stanno raccontando la guerra in Ucraina sono comunque molto forti.
La giornalista Nadana Fridrikhson, poi, in un tentativo di difendersi dalle accuse di essere una propagandista filo-russa, ha affermato che in Russia si vedono immagini di programmi chiaramente schierati, ma – stando alle sue parole – il solo fatto di poter avere accesso attraverso internet e attraverso YouTube (l’unica grande piattaforma occidentale che non ha subito limitazioni gravi come Meta o Twitter) ai canali di informazione occidentali darebbe la possibilità ai cittadini russi di ascoltare anche altre fonti di informazione.
Il discorso, ovviamente, è molto più complesso rispetto a quello fatto dalla giornalista: non si può affidare alla navigazione in internet (tra l’altro molto limitata dal ban di diversi strumenti di informazione occidentali, come Facebook, Instagram, Twitter) la pluralità dell’informazione per una popolazione ancora troppo ancorata ai media tradizionali. È chiaro che qualsiasi tentativo di paragonare l’ecosistema mediatico russo a quello italiano è fuori luogo. Bisogna interrogarsi, invece, su quello che può essere definito propaganda anche in Italia e su quanto, invece, ci sia la possibilità di confrontarsi nel nostro Paese: cosa fare per rendere sempre più facile che questo confronto rimanga intatto?