La moglie di Bryant fa causa allo sceriffo di Los Angeles per le foto della tragedia di Kobe
Secondo la vedova dell'ex campione dei Lakers membri dell'ufficio dello sceriffo della contea di Los Angeles avrebbero condiviso foto dell'incidente
23/09/2020 di Redazione
La morte di Bryant torna a far discutere. La moglie dell’ex campione dei Los Angeles Lakers, Vanessa, ha infatti deciso di fare causa all’ufficio dello sceriffo della Contea di Los Angeles, che secondo le accuse avrebbe condiviso una serie di foto fatte sul luogo della tragedia in cui a gennaio sono morti Kobe, la figlia 13enne Gianna e altre sette persone.
LEGGI ANCHE > Funerali Kobe Bryant, le lacrime di Michael Jordan: “Eri il mio fratellino” | VIDEO
Le foto della morte di Bryant al centro della causa
Sono almeno otto i membri dell’ufficio dello sceriffo ad essere accusati di aver scattato foto con i propri cellulari alle vittime dopo lo schianto e di averle mostrati a colleghi e, in almeno un’occasione, in pubblico. Secondo la causa di Vanessa Bryant infatti “le immagini rubate sarebbero diventate presto oggetto di discussione nell’ufficio in ambienti e situazioni del tutto estranee all’indagine”. Addirittura uno degli accusati avrebbe usato delle immagini per approcciare una donna in un locale, vantandosi di essere stato sul luogo dello schianto, nel quale il 26 gennaio scorso oltre alla morte di Bryant e della figlia Gianna, si sono registrate quelle di Payton e Sarah Chester, Christina Mauser, John, Keri e Alyssa Altobelli oltre che del pilota Ara Zobayan.
L’ammissione dello sceriffo sulle foto della morte di Bryant
Nella causa la vedova Bryant chiede i danni per lo stress emotivo, la negligenza e l’invasione della privacy causata dal presunto comportamento degli agenti. E accusa lo sceriffo Alex Villanueva di aver cercato di coprire l’incapacità di mettere al riparo le foto impedire che venissero condivise con altre persone. Questo nonostante lo stesso Villanueva avesse sponsorizzato, poco dopo la morte di Bryant, un disegno di legge che rendesse un crimine lo scattare e condividere foto non ufficiali di situazioni come quella dell’incidente aereo in cui è morto Black Mamba. E proprio Villanueva mesi dopo la tragedia aveva ammesso di aver ordinato agli otto indagati di cancellare le foto, definendo “ingiustificabile” il loro comportamento e ammettendo l’apertura di un’indagine. Ammissioni che avevano scatenato la rabbia delle vedova Bryant, che aveva definito il comportamento degli agenti incriminati “deplorevole”, parlando di “violazione inammissibile della decenza, del rispetto e dei diritti alla privacy delle vittime e delle loro famiglie”.